Nanga Parbat, individuata la tenda di Nardi

Hanno dato i primi frutti le ricerche aeree sul Nanga Parbat, dove l'alpinista italiano Daniele Nardi e il suo compagno di cordata Tom Ballard risultano dispersi ormai da alcuni giorni. L'elicottero con il quale si stanno scagliando i versanti dell'ottomila, ha infatti individuato la tenda dei due alpinisti, in una zona che, secondo quanto riportato, mostrerebbe evidenti segni di valanga. L'area dove la tenda è stata notata si trova in una zona “invasa dalla neve”: ora, come comunicato dallo staff di Nardi, “si è in attesa di ricevere ulteriori informazioni fotografiche e video dal campo base e dall'aviazione pakistana”. L'alpinista italiano, in compagni di Tom Ballard, stava effettuando il tentativo di salita invernale lungo lo Sperone Mummery ma, da domenica scorsa, dalla piccola cordata non era arrivata più nessuna notizia.

Le ricerche

La prima ricognizione aerea sul Nanga Parbat era stata effettuata in mattinata, terminata però con un esito negativo. Un ritardo, visto che il primo decollo è stato autorizzato solo dopo 4 giorni, viste le tensioni politiche in atto tra India e Pakistan. Ed è stato l'intervento dell'ambasciatore italiano, Stefano Pontecorvo, a sbloccare la situazione permettendo l'avvio delle ricerche aeree. A bordo dell'elicottero, oltre allo scalatore pachistano ed esperto del Nanga Parbat, Alì Spadara, si trovano anche gli alpinisti Karim Hayat e Rahmat Ullah Baig. Al momento, come spiegato ancora dallo staff di Nardi, “il tempo si mantiene discreto sotto i 7 mila metri” ma, qualora dovesse peggiorare, le ricerche potrebbero proseguire via terra con una cordata di alpinisti russi attualmente sul K2 ma già allertati.

Contatti persi

Nardi e Ballard stavano tentando la salita sulla parete Diamir, uno dei tratti più pericolosi della nona vetta della Terra. Poco prima di avviarsi sullo Sperone Mummery, i due alpinisti erano ridiscesi al Campo IV portando notizia di “meteo non buono, nebbia, nevischio e raffiche di vento”. Poco dopo l'inizio della salita, però, con i due si era perso qualsiasi contatto e nemmeno i tentativi di avvistamento dal campo base erano state producenti. Il Nanga Parbat è noto per la sua pericolosità, che lo rende il secondo ottomila per indice di mortalità (28%), solo di poco inferiore a quello dell'Annapurna.