La Sapienza, prima università di Roma, chiude l’istituto di medicina legale. La sconcertante decisione è stata presa dal rettore dell’ateneo, Eugenio Gaudio, che in tal modo ha anticipato le mosse della procura. Lo riferisce l’edizione romana del Corriere della Sera. I motivi del provvedimento sono di carattere igienico e sanitario. Infatti già i Nas, in un controllo, avevano riscontrato gravi carenze nella gestione dell’istituto: strumenti usurati che non erano stati sostituiti e altre attrezzature logore, come i tavoli per le autopsie risalenti agli anni ottanta o, nel migliore dei casi, ai primi del duemila. La chiusura, pertanto, si è resa necessaria per prevenire l’insorgere di questioni legate ai risultati delle autopsie che in futuro avrebbero rischiato di essere inattendibili.
Le ispezioni, inoltre, hanno evidenziato resti di cadaveri conservati dal 1990; alcune salme sono state lasciate addirittura lungo i corridoi per mancanza di posti in cui sistemarle. La carenza di fondi della Sapienza lascia aperti diversi interrogativi sulla possibilità di una riapertura dell’istituto di medicina legale, sebbene l’università avrebbe assicurato il ritorno alla normalità per l’inizio di maggio. Intanto in supporto alle attività autoptiche dell’ateneo sono giunti i contributi dell’istituto di Tor Vergata e del policlinico Gemelli. Sulla vicenda è aperta un’inchiesta del tribunale, affidata al pubblico ministero Antonella Nespola, che a ottobre aveva disposto il sequestro dell’obitorio.
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