La Polizia ha diffuso la foto dell'uomo sospettato di aver violentato lo scorso 11 settembre una bambina di 6 anni nell'androne di un palazzo di Milano, in zona Paolo Sarpi, la Chinatown del capoluogo lombardo. L'immagine “immortala” il presunto stupratore, un uomo bianco, tra i 30 e 40 anni, capelli castano/biondi tagliati molto corti, alto circa un metro e ottanta, maglietta nera a maniche lunghe, jeans e scarpe nere, circa un metro e ottanta, orecchi sporgenti, magro. La Mobile, d'accordo con la Procura, ha deciso di diffondere le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza che hanno ripreso il presunto stupratore. In tal modo gli investigatori contano sulla collaborazione dei cittadini per rintracciare il responsabile dell'odioso reato. E' possibile contattarli attraverso la questura di Milano oppure ai numeri WhatsApp 3667756783 o 3667756791.
Sempre in tema di violenza sessuale, la Cassazione ha confermato la condanna di un ispettore di polizia a 4 anni di reclusione per avere abusato di una diciottenne. La terza sezione penale ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ispettore di polizia (la pena era stata ridotta in appello per effetto delle attenuanti generiche). L'imputato, secondo l'accusa, aveva costretto, “abusando della sua qualifica di pubblico ufficiale”, a subire atti sessuali in commissariato una ragazza che era stata fermata perché sorpresa con altri amici a bordo di un'autovettura nella quale era stata ritrovata una modica quantità di hashish. Tra i suoi motivi di ricorso in Cassazione, l'agente, oltre a sottolineare che non era “emerso alcun elemento dal quale desumere il dissenso” della giovane, lamentava vizi di motivazione sull'aggravante che gli era stata contestata, nonché sul diniego dell'attenuante di “minore gravita' del fatto”. La Suprema Corte, nel confermare la sentenza d'appello emessa dai giudici della Capitale, ha evidenziato i “presupposti legittimanti l'applicazione dell'aggravante” tanto più “per avere egli – si legge nella sentenza depositata oggi – posto in essere la condotta abusante nell'esercizio delle sue funzioni di commissario e all'interno del Commissariato dove prestava la sua attività lavorativa”.
Oggi il tribunale collegiale di Rimini si è riservato la decisione sull'ammissibilità del processo per direttissima chiesto dal pm nei confronti di Guerlin Butungu, il congolese di 20 anni arrestato per i due stupri del 26 agosto scorso compiuti sulla spiaggia riminese insieme ad altri tre minorenni. La riserva, dopo l'eccezione sollevata dalla difesa dell'imputato, sarà sciolta il prossimo 17 ottobre. Il legale di Butungu, avvocato Mario Scarpa, ha chiesto la non procedibilità per il giudizio in direttissima per la mancanza dei presupposti di legge, in particolare perché secondo la difesa non è stata resa una “confessione piena e legittima”. Il tribunale si è riservato in attesa della deposizione da parte del pm dell'interrogatorio integrale del 27 settembre scorso nel carcere di Pesaro nel corso del quale Butungu ha confessato di aver partecipato alle brutali violenze ai danni di una turista polacca e di una trans peruviana (presente in aula). Il congolese, che non ha ammesso tutti i reati contestati, dovrà rispondere di dodici capi di imputazione.
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