Era il 3 ottobre 2013 quando 368 migranti morirono in un naufragio al largo di Lampedusa. Tra loro anche bambini e donne, tra cui una, incinta, che partorì durante la tragedia. Provenivano tutti dall’Africa subsahariana, soprattutto da Eritrea e Somalia.
Dallo scorso anno questa data è diventata la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. E a quattro anni da quel fatto, si susseguono le iniziative per tenere accesa la fiaccola del ricordo, soprattutto presso i più giovani.
Sono circa duecento gli studenti che in questi giorni si trovano a Lampedusa per confrontarsi, dibattere, approfondire i temi dell’immigrazione, dell’integrazione e dei diritti delle e dei rifugiati e delle e dei richiedenti asilo. I giovani incontrano migranti e superstiti, nonché esperti ed addetti ai lavori. È il progetto “L’Europa inizia a Lampedusa”, promosso dal Ministero dell’Istruzione.
Anche l’Arci, come riferisce il Redattore Sociale, in occasione del 3 ottobre si concentra sulle scuole chiedendo l’impegno di tutti per “un giorno di riflessione e per offrire un’occasione a bambine e bambini, ragazze e ragazzi di capire e di crescere in un mondo che non sia solo caratterizzato da egoismo e violenza. È uno spiraglio, una possibilità di contribuire a costruire la solidarietà che manca, che spieghi che quelle persone morte hanno un nome e una storia, che sono loro che avremmo dovuto proteggere, non i confini”, sottolinea la presidente Francesca Chiavacci.
Sul tema sono intervenuti anche i sindacati. Il pensiero della Cisl va oggi – sottolinea Liliana Ocmin, responsabile immigrazione Cisl – “a tutti quegli uomini, donne e bambini che nel tentativo di fuggire dai loro Paesi, dilaniati da guerre e conflitti, per riprogettare più serenamente la propria vita e quella dei loro familiari, hanno trovato la morte nel nostro Mediterraneo. Per la Cisl, però, il ricordo di quel tragico episodio non deve essere un mero esercizio di memoria, ma guidare l’impegno di tutti per fare in modo che ciò non si ripeta”.
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