Una giornata per celebrare gli operatori umanitari

L'intervista di Interris.it ad Antonio Russo, vicepresidente delle Acli e portavoce di Alleanza contro la povertà in occasione delle Giornata mondiale dell'aiuto umanitario

Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, una ricorrenza istituita dall’Onu per ricordare l’attentato al Canal Hotel di Baghdad, in Iraq, dove persero la vita 22 operatori umanitri, tra cui il Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Sergio Vieira de Mello. Si tratta di un un’occasione per celebrare gli operatori umanitari che prestano servizio in tutto il mondo e per omaggiare la memoria di quanti hanno perso la vita aiutando le persone più povere, emarginate e vulnerabili.

Gli scenari che ci presenta il mondo

L’importanza di questa giornata è cruciale. Bisogna ricordare che oltre 130 milioni di persone in tutto il mondo vivono una situazione di crisi o emergenza a causa di conflitti, disastri naturali. Hanno dei bisogni umanitari straordinari: non acqua potabile, non hanno medicine – spiega Antonio Russo, vicepresidente delle Acli e portavoce di Alleanza contro la povertà -. Per fotografare la centralità di una giornata come questa, bisogna sottolineare che quasi 100 milioni di persone sono in fuga e sono coloro che diventano in Europa e nel mondo i rifugiati o i richiedenti asilo, persone che non possono più vivere nel loro Paese perché perseguitate o a causa di guerre o dei cambiamenti climatici”. Per Russo, quindi, è fondamentale “ricordare in questa giornata gli scenari del nostro mondo. Ci sono ancora guerre aperte, una nel cuore dell’Europa: l’Ucraina non solo è molto vicina a noi, ma ogni giorno abbiamo l’esatta percezione di quanto sta accadendo. Sono 37 i Paesi nel mondo che vivono questa situazione e, almeno al momento, non c’è altra soluzione se non quella di fuggire”.

Un pensiero verso gli operatori umanitari

“La giornata ci invita a rivolgere un pensiero nei confronti di chi nel mondo aiuta tutte queste persone a uscire fuori dalle situazioni disperate: gli operatori umanitari. Volontari laici o cristiani, appartenenti a Organizzazioni non governative, associazioni private o alle Nazioni unite, che operano in molti scenari di guerra; senza dimenticare le Ong grazie alle quali è stato possibile fermare la contabilità di morte, che per quest’anno conta già oltre 2.000 persone, nel Mediterraneo – afferma Russo -. A queste persone vogliamo rivolgere il nostro ringraziamento perché senza di loro le crisi sarebbero davvero più gravi“. Dal 2003 ad oggi sono 450 gli operatori umanitari uccisi, feriti o rapiti ogni anno: il numero di incidenti che li coinvolgono sono più che triplicati nell’arco di venti anni. “Il lavoro degli operatori umanitari è altamente rischioso, loro che credono nell’accoglienza, nella pace e sono spinti da principi importanti, sono ben consapevoli che il mondo può cambiare solo con l’aiuto di tutti – aggiunge -. E’ evidente che stiamo paralando di persone che oltre al coraggio, hanno insita una dote di solidarietà, di altruismo, di capacità di rivolgere lo sguardo all’altro“.

Ritrovare il volto di un’umanità che sembra essersi persa

Queste donne e questi uomini dimostrano con i fatti come sia l’altruismo ciò che spinge a portare non solo conforto, ma aiuti a chi è in zone di crisi ed emergenza. “Mi vengono in mente anche gli operatori umanitari cattolici, sia laici sia religiosi. Quante volte Papa Francesco in questi anni ci ha invitato a trovare nel volto degli altri quell’umanità che spesso sembra essersi persa“, spiega Russo. Nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il Pontefice, nel suo discorso pronunciato prima di introdurre l’Angelus, ha voluto ricordare tutti i volontari ed ha esclamato: “Io amo il volontariato”. Una dimensione quella de volontariato che, in Italia, abbiamo riscoperto con piacere durante il lungo periodo della pandemia. “Il volontariato è una delle leve più importanti nel nostro Paese, una forza motrice senza eguali che in alcune occasioni si è sostuita allo Stato. Io credo che sia uno dei fulcri su cui si poggia anche la capacità dell’Italia di saper affrontare questioni che non possono essere assegnate a squadre speciali né a funzionari di Stato – aggiunge il vicepresidente delle Acli -. Gli operatori umanitari e i volontari sono persone che si muovono spinte da un forte senso del diritto umano e aiutano gli altri per ristabilire una quotidianità della vita, anche se in zone di emergenza o crisi”.