Il turismo di prossimità stenta ma c’è il caso Chernobyl…

Una scelta per dar fiato all'economia nostrana, ma anche qualche caso particolare: il turismo del dopo-lockdown

Il “turismo di prossimità” di questa estate italiana, legato a spostamenti limitati, è finalizzato alla possibilità di dare fiato all’economia nostrana. Si tratta, al tempo stesso, di un’opportunità e di un’esigenza legate al COVID-19 che, complici le restrizioni di movimento e i problemi economici, sta dirigendo molti vacanzieri negli infiniti e stupendi luoghi del Belpaese.

Si è cercato di attrarre i viaggiatori (italiani e non) in tutte le località e modalità possibili, non solo nelle città più gettonate o nelle località marine e montane più note ma proponendo un intenso rapporto di vita con l’ambiente, tra borghi medievali e rurali, masserie, fattorie, antiche dimore, fiumi, laghi. Gli operatori hanno scommesso sui connazionali anziché su un più arduo afflusso dall’estero. È un ritorno al passato, al secondo dopoguerra, quando le condizioni economiche non consentivano un turismo extra-regionale, se non legato al ritorno al paesello di origine, dopo un anno trascorso nelle città lontane a lavorare.

I dati

I risconti economici, al momento, non sono elevati. La CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, scrive: “Il turismo che in Italia, conta oltre 230 mila imprese, di cui 33 mila alberghiere, 183 mila extra-alberghiere, 17 mila mila agenzie di viaggio e tour operator. È questo il settore che ha pagato il prezzo più salato all’emergenza sanitaria legata al Covid […] tra marzo e maggio il movimento economico del turismo in Italia si è contratto di circa 52 miliardi di euro. Quanto garantivano oltre 80 milioni di presenze. Non è andata meglio a giugno, così come non ci si aspettano impennate per luglio. […] Dopo aver fatto i conti della crisi, CNA Turismo ha disegnato la mappa delle destinazioni preferite in questo ultimo mese di vacanze. Prima classificata è la Puglia. Medaglia d’argento e di bronzo, rispettivamente, a Toscana e Sicilia […].

Prevale il turismo di prossimità. L’industria delle vacanze può contare praticamente solo sugli italiani, almeno quelli che possono permettersele. Perché è vero che ci sono segnali incoraggianti e diffusi di una ripresa, ma il dato evidenziato da CNA Turismo è che i nostri connazionali hanno ridotto le ferie. Su quanti andranno in villeggiatura, comunque, incombe il timore di una ripresa dell’epidemia. E rimane, di conseguenza, la paura di andare nelle aree più colpite, preferendo le regioni dove il virus ha fatto meno danni”.

Il quadro dell’Enit

L’Enit (Agenzia Nazionale Turismo), offre dati interessanti: “L’Italia della ripartenza punta alla ripresa grazie alle vacanze prolungate fino ad ottobre. Il 47,5% degli italiani che farà almeno una vacanza questa estate preferirà soggiorni di fine estate: nei villaggi turistici il 46,2% delle vacanze degli italiani si svolge tra luglio e agosto come negli alberghi di categoria medio bassa il 44,5%. Negli alberghi (oltre le tre stelle) le vacanze degli italiani si svolgeranno – nel 71,2% dei casi – a fine estate.

Il top delle vacanze di fine estate saranno le country house, i campeggi e le vacanze dai parenti. […] Le proiezioni di Enit per tutto il 2020 vedono la montagna meno colpita dal trend negativo del turismo (-39% sul 2019), rispetto alle destinazioni costiere (-51%) e alle città d’arte (-49%) maggiormente dipendenti dai turisti provenienti da oltreoceano. […] Per l’intero trimestre estivo da luglio a settembre l’Italia realizza un calo degli arrivi aeroportuali internazionali in linea con quello degli altri Paesi concorrenti (Italia -86,9%), Francia (-83,9%) e Spagna (-83,4%)”. L’Enit, tuttavia, riprendendo una fonte da Booking.com, il 31 luglio scorso già rilevava quasi un sold out per Ferragosto (venduto il 79% delle offerte on line).

Il turismo del macabro

Il turismo estero, in ogni caso, tenta con proposte a prezzi molto ridotti e si gioca tutto, puntando anche su destinazioni particolari, tra cui quelle del “macabro”, in cui la voglia del sentirsi eroe (e poterlo raccontare) prevale sul reale pericolo. Il celebre scrittore John Steinbeck ripeteva: “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”. Il turismo macabro, complice l’influenza e il passaparola di internet, conosce notevole diffusione, in tutto il mondo e coinvolge individui interessati a luoghi a cavallo fra morte, tragedie, distruzione, esoterismo, fantasmi e mummie. Tale morbosità, tuttavia, non deve sorprendere, vista la presenza da anni, nel nostro Paese, dei viaggi organizzati in luoghi di dolore e disgrazia, tra questi l’Isola del Giglio quando vi era adagiata la Concordia o luoghi di omicidi trattati come “gialli” (Avetrana, Cogne e altri).

Il caso Chernobyl

Tra i siti del macabro ha un ruolo sempre più imponente il viaggio in Ucraina, a Chernobyl, il luogo del disastro nucleare più grave di tutti i tempi, avvenuto il 26 aprile 1986. Tripadvisor, l’azienda più famosa al mondo per recensioni e proposte di viaggi, propone diverse soluzioni, molto economiche (a partire da 100€ per un giorno a Chernobyl). Le recensioni sono tutte orientate verso il massimo del punteggio (le famose 5 stelle).

Il luogo del disastro è, dunque, da tempo meta di turisti; la novità, ora, è l’accessibilità anche al reattore numero 4, proprio quello che è esploso. L’attrazione turistica, proposta con diversi “pacchetti vacanze”, è voluta e attrezzata direttamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. È condizionata a delle misure molto rigorose di sicurezza e prevenzione in virtù della presenza, ancora notevolissima, di radiazioni. Il turista, inoltre, deve effettuare un giro molto veloce, evidentemente adrenalinico. L’esigenza del dire “io c’ero” sembra sublimarsi ancora di più in queste situazioni di ricerca del terrore, del dolore, della sfida, del superamento di una prova, come fosse una giostra dall’adrenalina pura.

Ecoturismo, volonturismo e…

Esistono altre mete, altrettanto emozionanti e indimenticabili ma di diverso orientamento. Sono le più misere del mondo, dove si può andare (con prezzi modici) a portare aiuto e solidarietà; in tal caso è opportuno raccontarlo agli altri perché sempre più persone si possano muovere per il prossimo più sfortunato. Con “l’ecoturismo” o “turismo ecosostenibile” si concentrano il rispetto per l’ambiente e le popolazioni del posto, si favorisce l’economia locale e si attivano progetti di solidarietà e di volontariato, spesso in condizioni difficili e di degrado.

Il fenomeno è molto sviluppato, tanto da coniare il termine, molto efficace, di “volonturismo”, in cui il turista collabora in modo attivo e concreto, economicamente e socialmente, per aiutare le popolazioni del Terzo Mondo che va a visitare. Occorrono volontari per le tragedie intervenute e non turisti che collezionano sorrisi e catastrofi. Il “turismo responsabile” è una scelta di solidarietà in cui si dimenticano gli hotel di lusso e i vari comfort; si sperimenta un’interazione profonda, di volontariato, con le popolazioni, in genere meno fortunate, che si incontrano, si aiutano, si comprendono e, soprattutto, si ascoltano.