Tra economia e politica, le tappe della lotta al coronavirus

Maggioranza e opposizione a confronto su temi cruciali per il nostro Paese: dalla ripresa economica al rilancio del turismo

Saracinesche abbassate, luci spente e un cartello alla porta che non sa fornire maggiori informazioni su quando sarà la riapertura. E’ la scena visibile un po’ in tutta l’Italia, dallo scorso 8 marzo un’unica zona protetta per evitare la diffusione del virus Covid-19. “Il blocco dell’attività produttiva dura già da un mese, sicuramente si protrarrà per il secondo e, forse, per una parte del terzo”, spiega a InTerris.it il professor Leonardo Becchetti dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – Facoltà di Economia, sottolineando che ad essere più colpite sono quelle attività economiche legate alla presenza collettiva delle persone.

Le misure del Governo

Il professor Becchetti ha spiegato perchè le misure messe in campo dal governo per le imprese sono interessanti: grazie all’intervento della Banca centrale europea, le banche del nostro Paese hanno la possibilità di accedere a dei finanziamenti con i quali si potranno coprire i costi operativi. Resta però la preoccupazione per le fasce più deboli della popolazione: alcune persone ricevono il reddito di cittadinanza, ma come spiega il professor Becchetti, ci sono “dei lavoratori invisibili”, ossia tutti coloro che hanno impieghi saltuari o hanno un lavoro in nero. “Su questo aspetto il governo sta lavorando al cosiddetto ‘reddito di emergenza‘ – spiega – da erogare a quelle persone che hanno reddito zero o molto basso”.

il prof. Leonardo Becchetti

Uno studio sulla diffusione del Covid-19

Ma perché il coronavirus ha avuto una più alta diffusione al nord rispetto al centro-sud? In uno studio del professor Becchetti, realizzato in collaborazione con il professor Gianluigi Conzo, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, il professor Pierluigi Conzo, dell’Università di Torino – Dipartimento di Economia e Statistica; Collegio Carlo Alberto, il professor Francesco Salustri del Centro di ricerca di economia sanitaria, Università di Oxford, si legge che “la scarsa qualità dell’aria ha un ruolo cruciale nel rendere più gravi gli effetti dell’epidemia, mentre il blocco e il distanziamento sociale sembrano essere efficaci per i contagi, ma non ancora per i decessi. Coerentemente con studi precedenti, la scarsa qualità dell’aria crea un’esposizione cronica a esiti avversi da malattie respiratorie che aumenta tali esiti avversi in presenza di circolazione del virus”.

L’intervista doppia

Proprio in virtù di questo studio, sottolinea il professor Becchetti, sarà necessario “ricreare un’economia resiliente, pensare a un vero green new deal, favorire gli investimenti nelle zone più colpite, volti a migliorare l’impatto ambientale delle imprese e la loro impronta ecologica, rendendole così anche più competitive”. Ma come far ripartire l’economia italiana? Interris.it ha intervistato due esponenti politici in rappresentanza della maggioranza e dell’opposizione di governo. Si tratta di Raffaella Paita di Italia Viva e Raffaele Nevi di Forza Italia.

Si inizia a parlare di fase due, quando potrà partire?
Paita (IV): “E’ importante in questa fase cercare di garantire una sicurezza dal punto di vista sanitario, cercando ulteriormente di migliorare la situazione. Al momento il tema delle mascherine è ancora da affrontare, gli ospedali sono in grande difficoltà. Noi abbiamo molto insistito dicendo che questo virus avrà un periodo durante il quale noi dovremmo fare i conti da un punto di vista delle dinamiche sociali, dei comportamenti che ognuno di noi deve tenere. E’ fondamentale poter ripartire in sicurezza. La fase 2 prima si riesce ad avviare e meglio è, naturalmente tenendo conto della sicurezza. Ci sono condizioni economiche nel Paese che preoccupano moltissimo, dobbiamo mettere le aziende nella condizione di ripartire. Questo significa, per tante persone che rischiano il posto di lavoro e di cadere in povertà, di poter recuperare la loro vita e mantenere le loro famiglie al meglio. La risposta è chiarissima: il prima possibile, dove si può garantire sicurezza”.

Raffaella Paita

Nevi (FI): “Di fatto è già iniziata, soprattutto in alcune zone d’Italia, ma al nord bisognerà aspettare. E’ necessario fare attenzione, i medici ci dicono che finché non sarà disponibile un vaccino o una cura, il rischio rimane alto. Dobbiamo cercare di riprendere con attenzione e con quegli accorgimenti che sono fondamentali per evitare quegli errori che abbiamo fatto all’inizio di questa pandemia. E’ importante operare diversamente sul lato economico, come stiamo chiedendo da diverso tempo”.

Il Fmi prevede un calo drastico del pil italiano (oltre il 9%), come far ripartire l’economia italiana?
Paita (IV): “Certamente un aiuto forte è arrivato dal decreto Cura-Italia e da quello successivo sulla liquidità e, in questo momento significa sostenere partite iva, imprese, famiglie, lavoratori del pubblico impiego. Noi dobbiamo cercare di mettere in atto misure che garantiscano la riapertura delle imprese perché sarebbe impossibile il perdurare di una dinamica come quella gli italiani hanno saputo, con intelligenza, mettere in atto. Abbiamo bisogno di ripartire. Le previsioni di decrescita che sono state riportate come pericolo reale della nostra economia vanno prese molto sul serio, si deve lavorare perché arrivi una risposta forte dall’Europa, ma anche il nostro Paese deve reagire. Dobbiamo dare la possibilità, così come stanno facendo in altri Stati, alle nostre imprese di riprendere il lavoro. Se c’è qualcuno che immagina che la conseguenza a ciò che è avvenuto sia il reddito di cittadinanza per tutti, non solo compie un errore di valutazione strategico, ma fa un danno al Paese. Noi dobbiamo lavorare, produrre, fare esattamente quello che facevamo prima ma in condizioni di dinamica organizzativa rivista garantendo la sicurezza”.

Nevi (FI): “La ricetta è quella che ripetiamo da venti giorni a questa parte, ma restiamo inascoltati. Serve immediatamente liquidità, un piano per le infrastrutture e l’edilizia, pensando anche alle partite Iva. In momenti così delicati, non possiamo agire come se fossimo in tempi normali. Le misure prese dal Governo, mi riferisco al decreto Cura-Italia e al decreto liquidità, sono largamente insufficienti, sia per i vincoli burocratici, sia perché a volte le condizioni concesse per avere un prestito, sono peggiorative a quello che è il mercato del credito”.

Raffaele-Nevi

C’è incertezza in alcuni settori importanti come il turismo, soprattutto in vista della stagione estiva. Quale misure si possono mettere in campo?
Paita (IV): “Lei immagini che la mia regione di provenienza è la Liguria, dove una fetta importantissima della sua economia è legata al turismo. La preoccupazione riguarda alberghi, strutture ricettive, spiagge e ristoranti. Non c’è un’altra risposta se non quella di cercare di riformulare completamente l’offerta, distanziando, cercando di utilizzare delle modalità che rendano possibile alle persone di non rinunciare a una sfera della loro vita e contribuiscano al rilancio dell’economia in questi settori, ma al tempo stesso possano farlo in sicurezza. Significa certamente legare il tema della ripresa dell’attività ricettive con queste nuove modalità a quelle trasportische-logistiche, perché poi le persone ci devono arrivare a frequentare il luogo. Pian piano bisogna riuscire ad avere lo stesso numero di mezzi, ma con il distanziamento sociale. Ci vuole intelligenza, pazienza. Non ci dobbiamo arrendere, ma dobbiamo anche avere la capacità di revisionare i nostri stili di vita”.

Nevi (FI): “Questo è uno dei motori dell’Italia, quindi c’è necessità assoluta di aiutare gli operatori di questo comparto che sono falcidiati. Non sarà semplice uscirne. Oltre alla liquidità, che potrebbe essere un primo aiuto, bisogna pensare a iniziative molto più importanti rispetto ad altri settori. Abbiamo proposto defiscalizzazioni, voucher per incentivare le vacanze in Italia… Di idee ne abbiamo messe molte sul campo, ma l’impressione è che si faccia passare il tempo senza produrre soluzioni concrete. Questo è il momento di fare investimenti, ma gli imprenditori non se la sentono di essere in balia di questo dramma di cui non si capisce quali saranno i contorni nei mesi estivi e quindi lo Stato deve essere più vicino rispetto a quello che ha fatto fino ad ora”.