Opportunità e rischi nell’informazione oggi

Tecnologia, velocità e capillarità sono stati i principali fattori del cambiamento dell'informazione negli ultimi 20 anni. Delle opportunità e dei rischi In Terris ne ha parlato con Carlo Cerrato

Le notizie che sempre più vorticosamente appaiono sugli schermi dei telefoni, dei computer e dei televisori influiscono sulla lettura della realtà e del mondo che dà la pubblica opinione. L’informazione è per questo una risorsa fondamentale per la società. Negli ultimi vent’anni circa, molto cose sono cambiate nel sistema dell’informazione. Ogni cambiamento porta con sé nuove opportunità e nuovi rischi.

Grazie al progresso tecnologico, due fattori hanno potuto imprimere la cosiddetta “marcia in più” ai cambiamenti.

La velocità è uno di questi: le notizie circolano e sono rilanciate sempre più velocemente, così come le opinioni e le reazioni ad esse. L’altro fattore è stato la maggior facilità di accesso diretto, meno mediato, alle fonti delle notizie, e la capillarità della diffusione, col salto di piattaforma dai canali ufficiali dei media tradizionali alla Rete e ai telefonini.

Questo è successo in quegli anni sfumati di salto di millennio, tra l’uscita dal Novecento e l’ingresso nel Duemila, soprattutto tra i movimenti degli attivisti. Pochi anni dopo, ecco l’entrata in scena di quelli che in breve tempo sono diventati i colossi dei social network.

Quali effetti hanno avuto questi cambiamenti nel mondo dell’informazione e nella società? In Terris ne ha parlato con Carlo Cerrato, una carriera giornalistica lunga più di quattro decenni di cui oltre trent’anni nel servizio pubblico, e fresco autore del libro Mani bianche. Zona rossa. Genova G8-Capitol Hill, pubblicato da Erga. Una raccolta di testimonianze di protagonisti dell’informazione, giornalisti e operatori, che hanno vissuto due momenti di snodo dell’attualità più e meno recente.

Chi è Carlo Cerrato

Gli inizi in provincia, alla Gazzetta d’Asti e al settimanale Asti Sabato, poi nella seconda metà degli anni Settanta l’approdo a Torino alla Gazzetta del Popolo, con colleghi come “Ezio Mauro, Salvatore Tropea, Giacomo Ferrari poi al Corriere della Sera, Antonio Di Rosa poi direttore del Secolo  XIX”, ricorda Cerrato. Con la nascita dell’informazione regionale, nel 1980 entra in Rai a Torino, dove diventa uno dei collaboratori fissi del Tg1 per il Piemonte, fino al 1992. Negli anni Novanta il lavoro lo porta tra la Valle d’Aosta, dov’è caporedattore regionale, e Roma. Dal Duemila è caporedattore a Genova. Nella città ligure resta per sette anni, infine dal 2007 al 2013 caporedattore centrale a Torino. “La mia fortuna è stata aver avuto colleghi che sono stati dei maestri, nella vita di redazione lo scambio intergenerazionale è importante”, sottolinea Cerrato.

Carlo Cerrato

Quanto una corretta informazione è importante per la società?

E’ un requisito fondamentale, costruito su un lavoro di ricerca, verifica e scelta per fornire gli elementi utili alla comprensione. Ma nel mondo di oggi si rischia sia di perdere la distinzione tra l’informazione e la comunicazione che gli spazi d’informazione approfondita, completa, verificata e affidabile si riducano. In vent’anni le tecnologie della comunicazione hanno offerto enormi possibilità in più, ma ci hanno anche sempre più allontanato dalle possibilità di verifica.

Quale ritiene sia la distinzione tra informazione e comunicazione?

Potrei definire la comunicazione come l’atto che può compiere, con determinati limiti, chiunque vuole portare a conoscenza un punto di vista. C’è la comunicazione istituzionale, quella di un ente pubblico, quella di un soggetto privato, che si pone come fonte di un contenuto. Si può trattare delle sua opinione, della mission della sua azienda così come delle caratteristiche di un prodotto. Mentre l’informazione, dal punto di vista giornalistico, significa andare a trovare quelle notizie che avendo rilievo di interesse pubblico meritano di essere pubblicate, sempre nel rispetto delle leggi e della privacy. Sta alla professionalità del giornalista far sì che l’informazione sia completa, verificata e fornisca al destinatario gli elementi per comprendere.

In che situazione si trova oggi il destinatario dell’informazione?

E’ subissato da una massa di informazioni e di messaggi a cui può accedere con immediatezza che rischia di non aver più la spinta ad andare a cercare un giornale e l’opportunità di approfondire un argomento. Guardando l’altro lato, quello di chi fa informazione, sono necessarie sia la tempestività nel dare la notizia che lo spazio per la completezza e l’approfondimento. Non si può vivere solo di velocità.

Qual è, più in generale, lo stato di salute della pubblica opinione?

Esiste ancora una pubblica opinione o è tutto un gran guazzabuglio in cui tutti hanno la ricetta vincente e nessuno ascolta più l’altro? Al di là delle fabbriche di fake news, con tutta la velocità di oggi si danno giudizi senza aver verificato le informazioni. Bisogna cominciare a porsi il problema e probabilmente anche a introdurre nuovi modi per formare i lettori, a partire dalle nuove generazioni, e rafforzare il bagaglio di strumenti critici a disposizione.

Quali sono stati i cambiamenti nell’informazione?

Fino ad alcuni anni, almeno sui giornali cartacei, c’era una netta divisione tra gli articoli e la pubblicità tabellare. C’è ancora questa distinzione? Nel digitale la pubblicità è debordante. Nell’informazione giornalistica un altro elemento importante, oltre al tempo, è lo spazio. Ieri i redattori facevano il menabò, lo schema della pagina, poi quando il piombo è andato “in pensione” col passaggio alla fotocomposizione del progetto editoriale, la “gabbia” è diventata fissa e hanno cominciato ad occuparsene gli uffici grafici Tornando ad oggi, al digitale, è lo schermo che “decide” lo spazio e la valutazione della notizia.

Quali sono state le principali novità tecnologiche negli ultimi vent’anni? Che effetti hanno avuto?

Per fare un esempio, vent’anni fa si utilizzavano prevalentemente i telefonini, e c’erano solo gli sms, per organizzare attività. Una pietra miliare è stata la mobilitazione per la pace nel 2003, con 850 eventi in tutto il mondo. L’anno dopo arrivano i social e gli smartphone con cui si può riprendere, scattare fotografie e trasmettere. I mezzi diventano il messaggio e danno vita ai fenomeni più diversi.

In questi vent’anni, quali traguardi ha raggiunto l’informazione? Quali i principali rischi?

La facilità di accedere alle fonti è un fantastico risultato e avere più informazione in circolo è importante. Ma se la quantità dei messaggi diventa eccessiva, un pulviscolo diffuso, indefinito e indefinibile, può andare a discapito della qualità. C’è il rischio che il risultato sia “più informazione uguale meno informazione”. Questa situazione impone al destinatario di avere degli strumenti molti più importanti rispetto a qualche anno fa per decodificare i messaggi.