Dott.sa Moraca (Smi): “La salute è una questione sociale, non solo professionale”

La responsabile nazionale medici ospedalieri, dottoressa Alessandra Moraca, intervistata da Interris.it spiega quanto sia importante unirsi per sostenere il Sistema sanitario nazionale

La dottoressa Alessandra Moraca

“Non era mai accaduto che dirigenti medici, veterinari e sanitari dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale, le Associazioni di cittadini e i pazienti manifestassero insieme per promuovere il messaggio: Salviamo la Sanità Pubblica. Non dimentichiamo che il diritto alla salute è un principio fondante della Costituzione Italiana ed ora è seriamente a rischio è per questo che vogliamo rendere partecipi tutti i cittadini di questo possibile scempio! E’ il momento di unire le forze, perché la salute è una questione sociale e non solo professionale“. E’ quanto ha dichiarato ad a Interris.it la dottoressa Alessandra Moraca, responsabile nazionale per i medici ospedalieri (Smi), segretario regionale Marche Smi, vice presidente regionale Fvm (Federazione Veterinari e Medici) e dirigente Medico Sod Cardiologia Ospedaliera e Utic presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (Ancona), con cui abbiamo fatto il punto sullo stato di salute del Sistema Sanitario Nazionale.

Un sistema sanitario sempre più fragile

Un sistema sanitario sempre più fragile e sotto-finanziato, soprattutto se lo si confronta con i sistemi sanitari degli altri Paesi europei. E’ questo quello che emerge dal XX rapporto Osservasalute 2022 curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni Italiane nell’ambito di Vihtali, spin off dell’Università Cattolica.

La spesa sanitaria pubblica in Italia

Secondo i dati del rapporto Osservasalute, nel 2022 la spesa sanitaria pubblica si è attestata a 131 miliardi (6,8% del Pil), la spesa a carico dei cittadini a circa 39 miliardi (2% del Pil). Una spesa pubblica significativamente più bassa della media Ue (l’Italia si colloca al tredicesimo posto), sia in termini di valore pro capite (2.609 euro vs 3.269 euro), sia in rapporto al Pil (9,6% vs 10,9%). La spesa pro capite in Germania tocca i 4.831 euro, ma anche Olanda, Austria e Svezia superano i 4mila euro. Rispetto al Pil, Francia e Germania sono i Paesi con l’incidenza più elevata, superiore al 12%. Il nostro Paese si colloca al tredicesimo posto della graduatoria dei Paesi Ue per la spesa pro capite, sotto Repubblica Ceca e Malta e molto distante da Francia (3.807 € pro capite) e Germania (4.831 €), mentre la Spagna presenta un valore di poco inferiore a quello dell’Italia (2.588 €). Germania, Olanda, Austria e Svezia sono i Paesi con la spesa pro capite, a parità di potere d’acquisto, più elevata, prossima o superiore ai 4.000 €.

I cittadini costretti a ricorrere al privato

La salute degli italiani, che per la maggior parte sembrerebbero prediligere cattivi stili di vita e non fare molta prevenzione, è in serio rischio: tra liste di attese infinite, Pronto Soccorsi quasi al collasso e carenza di personale medico, sono sempre di più le persone che sono costrette a ricorrere al privato per essere curate. Ma sono molti anche coloro che, a causa delle problematiche descritte qui sopra e del costo sempre più elevato della vita, scelgono di rimandare le cure a data da destinarsi.

L’intervista

Dottoressa Moraca, rischiamo di perdere il nostro sistema sanitario? 

“Non vogliamo perdere il Sistema Sanitario Nazionale di cui tutti possono beneficiare a prescindere dalla classe sociale e dalle singole possibilità economiche, la salute e il benessere della popolazione va preservato a tutti i costi, bisogna trovare e reinserire nel sistema quelle risorse che da anni vengono sottratte, perché è proprio così, le difficoltà che noi ora percepiamo e subiamo sono anche la conseguenza del ‘pareggio in bilancio’ introdotto in Costituzione nel 2011 che mano a mano ha eroso le risorse disponibili del sistema sanitario pubblico e che ha compresso dei diritti incomprimibili”.

Se dovesse fare una diagnosi, come sta il Ssn?

“Il nostro Sistema Sanitario Nazionale è riuscito a traghettare la popolazione italiana fuori dall’emergenza pandemica, ma con effetti drammatici sul sistema che già si era progressivamente indebolito negli anni per gli effetti prodotti da politiche miopi che hanno portato alla riduzione delle strutture sanitarie, dei posti letto, al taglio del personale e alla riduzione dell’offerta sanitaria ai cittadini. Assistiamo da tempo a Pronto Soccorsi presi d’assalto, liste d’attesa lunghissime, condizioni di lavoro inaccettabili che come ben sappiamo stanno portando il personale sanitario a fuggire dalla sanità pubblica. Ancora oggi non ci sono proposte per il superamento della speso del tetto del personale. Vogliamo ricordare che oggi l’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda la spesa sanitaria in Europa, sia per valori pro-capite a parità di potere d’acquisto, sia come percentuale di Pil, con un gap vertiginoso rispetto ai Paesi di riferimento, mancano almeno 50 miliardi di euro per arrivare ad un’incidenza media del PIL analoga agli altri paesi europei”.

Un altro dei problemi con cui devono fare i conti i cittadini è la differenziazione dei servizi che variano da regione a regione. Come mai?

“L’introduzione della modifica del titolo V conferisce alle singole regioni autonomia legislativa e la possibilità di dettare norme di rango primario, ciò di fatto ha contribuito a creare ben 21 sistemi sanitari diversi; peraltro l’autonomia differenziata approfondirà ancora di più queste differenze, inserendo un’ulteriore diversità nella fruizione delle cure. Per sopperire alle difficoltà si sta assistendo ad una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari, e addirittura una crescita esponenziale dell’appalto al privato dei professionisti, sempre più raramente disposti ad iniziare o a continuare a lavorare nelle strutture pubbliche, a fronte di stipendi dal potere d’acquisto sempre più basso e di condizioni di lavoro in continuo peggioramento”.

Tutti si aspettavano una ripartenza del Ssn, ma non c’è stata… 

“Il 2022 doveva essere l’anno della ripresa e anche del recupero dei ritardi sulle liste d’attesa dopo due anni di pandemia, invece, la tanto auspicata ‘ripartenza’ non c’è stata e i cittadini si sono visti negare un diritto fondamentale: accedere gratuitamente e nei tempi giusti alle prestazioni sanitarie che devono essere garantite dal nostro SSN, difficoltà di accesso al servizio fin dalla fase di prenotazione”.

Come sindacato, cosa chiedete alle Istituzioni?

“Servono finanziamenti urgenti, adeguati, provvedimenti concreti, non possiamo proseguire senza una seria riforma che affronti sia l’emergenza ospedaliera che territoriale che si è venuta a creare. Stanno per caso trasformando il diritto alla salute in un bene di lusso che costringerà i cittadini a pagare le cure di tasca propria o a rinunciare all’accesso alle cure quando non potranno permetterselo? Oggi il messaggio forte e chiaro che vogliamo lanciare è che la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti, politici compresi e solo se saremo uniti potremo vincerla”.