Un aiuto concreto ai rifugiati venezuelani

Si chiama “Ponti di solidarietà – Piano pastorale integrato per assistere i migranti venezuelani in Sud America” il progetto nato dall'idea di otto Conferenze episcopali sudamericane per affrontare l'emergenza legata alla grave crisi economica del Venezuela e sostenuto dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio per lo Sviluppo Umano Integrale. Il progetto è stato presentato nella sala stampa vaticana dai due sottosegretari della Sezione, padre Fabio Baggio e padre Michael Czerny, e dal preposito generale dei Gesuiti, padre Arturo Sosa.

Il progetto vuole dare risposte concrete alle sfide poste dalla migrazione di massa che sta coinvolgendo i venezuelani, in risposta all'appello del Santo Padre per accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti, in ogni fase del loro spostamento, dalla partenza al transito, fino all'arrivo e all'eventuale ritorno in patria.

“E' un tipico esempio – ha detto padre Baggio – di ciò che intendiamo realizzare. Il progetto è interamente loro, il Dicastero si è limitato a offrire spazi di incontro, per discutere, coordinare gli interventi e trovare le sinergie adatte per migliorare l'azione. L'idea è nata nel settembre 2017, durante una consulta a Santiago del Cile con l'appoggio della Conferenza episcopale argentina. Domandammo quali erano le loro maggiori preoccupazioni ed emerse chiaramente il problema della presenza massiccia di migranti venezuelani, un problema per la Chiesa cattolica di fronte a tante persone che stavano bussando alla porta. Chiedemmo cosa stavano facendo e cosa volessero fare e così li abbiamo aiutati a preparare un progetto coordinato. Il lavoro è durato diversi mesi e due settimane fa ha iniziato a concretizzarsi in Argentina”.

Una stima esatta di quante persone potrebbero essere aiutate attraverso “Ponti di solidarietà” non è stata fatta ma secondo padre Baggio “parliamo di alcune centinaia di migliaia di persone” in due anni. E soprattutto, il progetto è mirato ai migranti venezuelani “ma non esclude i locali vulnerabili”. Quanto ai finanziamenti, è previsto un intervento di 400.000 euro per il primo anno e probabilmente altrettanti per il secondo, provenienti sia da fondi delle singole Conferenze episcopali che da donazioni private. I servizi sono di diverso tipo: “Regolarizzazione, lavoro, alloggio, beni di prima necessità, informazioni ma anche assistenza spirituale fino a rendere quanti vorranno rimanere nei Paesi di accoglienza promotori dello sviluppo locale” ha spiegato padre Baggio, che per otto anni ha vissuto in Cile e Argentina.

Il progetto non prevede l'invio di aiuti in Venezuela ma solo l'assistenza di quanti sono usciti dal Paese verso Brasile, Colombia, Ecuador, Cile, Perù, Bolivia, Paraguay e Argentina. Il progetto è stato ovviamente presentato al Papa: come lo ha accolto? “Era molto, molto contento – ha risposto padre Baggio – soprattutto del fatto che ci fossero diverse Conferenze episcopali che lavorassero insieme. E' un po' il suo sogno, quello di vedere che nel momento del bisogno e di fronte a sfide che sono comuni c'è una risposta collettiva da parte delle Conferenze episcopali. Devo dire onestamente che quelle latino-americane sono sempre state molto attive su tanti fronti, per esempio sapete quello che sta accadendo per la foresta amazzonica, l'interesse per l'ecologia, qualcosa di meraviglioso che stanno portando avanti, sono piccoli esempi che possono essere riproposti altrove, non perché non si stia facendo in altri posti ma questa generosità, questa solidarietà che si è sviluppata sicuramente è un appello perché diventi contagioso”