Papa Francesco: “La pace è possibile, serve buona volontà”

Il Santo Padre rinnova il suo appello e la sua preghiera, affinché via sia pace nei contesti di guerra: "Non rassegniamoci alla guerra"

Papa Francesco Angelus
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“Continuiamo a pregare per la martoriata Ucraina – vedo le bandiere qui – e per le popolazioni di Palestina e Israele. La pace è possibile”. Quella di Papa Francesco è una preghiera costante, alla quale invita a unirsi tutti coloro che credono nella pace. Una condizione possibile, a patto che venga messa in campo la buona volontà: “Non rassegniamoci alla guerra! E non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre, sempre è una sconfitta. Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi”.

L’Angelus del Papa

Di seguito, l’Angelus integrale del Santo Padre:

Il Vangelo oggi ci presenta la parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-30). Un padrone parte per un viaggio e affida ai servi i suoi talenti, ovvero i suoi beni, un “capitale”: i talenti erano un’unità monetaria. Li distribuisce in base alle capacità di ciascuno. Al ritorno chiede conto di ciò che hanno fatto. Due di loro hanno raddoppiato quanto ricevuto e il signore li loda, mentre il terzo, per paura, ha seppellito il suo talento e può solo restituirlo, ragione per cui riceve un severo rimprovero. Guardando a questa parabola, possiamo imparare due modi diversi di accostarci a Dio.

Il primo modo è quello di colui che seppellisce il talento ricevuto, che non sa vedere le ricchezze che Dio gli ha dato: egli non si fida, né del padrone né di sé stesso. Infatti dice al suo signore: «So che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso» (v. 24). Nei suoi confronti prova paura. Non vede la stima, non vede la fiducia che il signore ripone in lui, ma vede soltanto l’agire di un padrone che pretende più di ciò che dà, di un giudice. Questa è la sua immagine di Dio: non riesce a credere alla sua bontà, non riesce a credere alla bontà del Signore nei nostri confronti. Per questo si blocca e non si lascia coinvolgere nella missione ricevuta.

Vediamo allora il secondo modo, negli altri due protagonisti, che ricambiano la fiducia del loro signore fidandosi a loro volta di lui. Questi due investono tutto quello che hanno ricevuto, anche se non sanno in partenza se tutto andrà bene: studiano, vedono le possibilità e con prudenza cercano il meglio; accettano il rischio di mettersi in gioco. Si fidano, studiano e rischiano. Così hanno il coraggio di agire con libertà, in modo creativo, generando nuova ricchezza (cfr vv. 20-23).

Fratelli e sorelle, questo è il bivio che abbiamo davanti a Dio: paura o fiducia. O tu hai paura davanti a Dio o tu hai fiducia nel Signore. E noi, come i protagonisti della parabola,– tutti noi – abbiamo ricevuto dei talenti, tutti, ben più preziosi del denaro. Ma molto di come li investiamo dipende dalla fiducia nei confronti del Signore, che ci libera il cuore, ci fa essere attivi e creativi nel bene. Non dimenticare questo: la fiducia libera, sempre, la paura paralizza. Ricordiamo: la paura paralizza, la fiducia libera. Questo vale anche nell’educazione dei figli. E chiediamoci: credo che Dio è Padre e mi affida dei doni perché si fida di me? E io, confido in Lui al punto di mettermi in gioco senza scoraggiarmi, anche quando i risultati non sono certi né scontati? So dire ogni giorno nella preghiera: “Signore, io confido in te, dammi la forza di andare avanti; mi fido di te, delle cose che tu mi hai dato; fammi sapere come portarle avanti”. Infine, anche come Chiesa: coltiviamo nei nostri ambienti un clima di fiducia, di stima reciproca, che ci aiuti ad andare avanti insieme, che sblocchi le persone e stimoli in tutti la creatività dell’amore? Pensiamoci.