Il Papa: “Riscopriamo le giaculatorie, i nostri ‘messaggini’ a Dio”

Nell'Angelus, il Santo Padre invita a tornare alle giaculatorie dei nostri nonni. Piccole preghiere quotidiane per "restare connessi a Dio"

Papa Francesco Angelus
Foto © VaticanMedia

“Quante volte mandiamo ‘messaggini’ alle persone a cui vogliamo bene! Facciamolo anche con il Signore, perché il cuore rimanga connesso a Lui”. Un invito estremamente significativo quello rivolto da Papa Francesco ai fedeli durante l’Angelus. Un’esortazione a riscoprire il significato delle cosiddette “giaculatorie”, ossia “una pratica spirituale sapiente, che si è oggi un po’ dimenticata, che i nostri anziani, soprattutto le nonne, conoscono bene”. Preghiere brevi, semplici, facili da ricordare e che “possiamo ripetere spesso durante la giornata, nel corso delle varie attività, per restare ‘sintonizzati’ con il Signore”. Un termine forse desueto accostato a uno figlio dei nostri tempi. Per ricordarci, ancora una volta, come le vecchie e le nuove generazioni possano operare uno scambio proficuo.

Le giaculatorie, gli “sms” a Dio

Questa, ha ricordato il Papa, è una pratica utile per rammentare l’importanza della preghiera e la necessità di essere sempre in relazione con Dio: “‘Vieni, Spirito Santo’; e tra una cosa e l’altra pregare così: ‘Gesù, confido in te, Gesù, ti amo’. Piccole preghierine ma che ci mantengono in contatto con il Signore”. E, chiaramente, senza dimenticare “di leggere le sue risposte. Il Signore risponde, sempre. Dove le troviamo? Nel Vangelo, da tenere sempre sotto mano e da aprire ogni giorno alcune volte, per ricevere una Parola di vita diretta a noi”. È Gesù stesso, nel Vangelo della liturgia odierna, a ricordare “la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. E le giaculatorie, i nostri “sms” a Dio, possono venire in aiuto: “Immaginiamo che il Signore venga oggi sulla terra: vedrebbe, purtroppo, tante guerre, tanta povertà, tante disuguaglianze, e al tempo stesso grandi conquiste della tecnica, mezzi moderni e gente che va sempre di corsa, senza fermarsi mai; ma troverebbe chi gli dedica tempo e affetto, chi lo mette al primo posto?”.

L’acqua quotidiana della preghiera

Spesso, ricorda il Papa, “ci concentriamo su tante cose urgenti ma non necessarie, ci occupiamo e ci preoccupiamo di molte realtà secondarie; e magari, senza accorgerci, trascuriamo quello che più conta e lasciamo che il nostro amore per Dio si vada raffreddando, si raffreddi poco a poco. Oggi Gesù ci offre il rimedio per riscaldare una fede intiepidita. E qual è il rimedio? La preghiera”. Ossia, “la medicina delle fede, il ricostituente dell’anima“. Una preghiera che deve essere costante: “C’è bisogno dell’acqua quotidiana della preghiera, c’è bisogno di un tempo dedicato a Dio, in modo che Lui possa entrare nel nostro tempo, nella nostra storia; di momenti costanti in cui gli apriamo il cuore, così che Egli possa riversare in noi ogni giorno amore, pace, gioia, forza, speranza; nutrire, cioè, la nostra fede”.