Tra Armenia e Azerbaijan “la pace passa dalla porta stretta del perdono”

Il missionario Maccalli: "Da prigioniero dei jihadisti ho imparato che la pace non si fa con le armi"

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Non c’è pace senza perdono. “Sono molto rattristato da quanto ascolto e vedo dalle notizie di attualità. Adesso è subentrato il conflitto tra Israele e Hamas che ha oscurato quello tra Russia e Ucraina, mentre del Sudan è da tempo che non se ne parla, ma sono ormai 6 mesi che questo conflitto sta andando avanti. E non posso non ricordare la situazione nel Sahel in cui sono stato come missionario per 11 anni e 2 anni come ostaggio”. Il missionario Pier Luigi Maccalli condivide con l’agenzia missionaria vaticana Fides considerazioni e sentimenti suscitati in lui davanti all’attuale contesto geopolitico, stravolto da guerre senza fine.perdono

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“Credo anche che a molti sia sfuggita la notizia di quanto sta accadendo in questi giorni tra Armenia e Azerbaijan, nella regione del Karabakh. Sono davvero tante le immagini e le notizie di guerre e di violenze che ascolto e che mi addolorano profondamente – ripete il sacerdote della Società per le Missioni Africane. “Io prosegue padre Maccalli “prendo posizione per tutte le vittime di tanta insensata disumanità. Mi amareggia anche tanta ‘vetrina’ offerta nei media alle parole armate dei diretti interessati. Fin tanto che non si disarmano le parole è impensabile disarmare le mani che sono pronte solo a sparare e sganciare bombe.” Nella desolante situazione descritta – nota il missionario “Fa eccezione solo Papa Francesco. Lui non si stanca di ripetere che la guerra è una sconfitta per tutti. Non ripete a vanvera la parola pace, ma si offre come mediatore e insiste affinché si tentino alternative creative per la pace. Ho perdonato chi mi ha tolto la libertà, mi ha incatenato e mi disprezzava come un nemico”. Il missionario ricorda che proprio in questi giorni di ottobre di 3 anni fa veniva liberato. “Oggi testimonio che la pace passa dalla porta stretta del perdono. Ho perdonato e sono in pace.”