Mons. Sorondo: “Ecco perché il Papa ha il diritto-dovere di parlare di ecologia”

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E’ giusto che il S. Padre si occupi di questioni come i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile? E a distanza di due anni, come è stata recepita od osteggiata l’enciclica Laudato Si’? Sono stati i temi al centro dell’incontro organizzato da Mediatrends America Europa, un osservatorio indipendente che studia le tendenze dell’informazione internazionale, che ha visto come relatore mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze. Il vescovo argentino è stato tra i principali collaboratori di Papa Francesco nel redigere la lettera sulla tutela ambientale. Il focus dell’incontro era centrato sull’America Latina e ha visto la partecipazione di diversi ambasciatori sud americani presso la S. Sede, ma il discorso si è inevitabilmente allargato agli altri continenti.

La casa comune

“Il Papa ha il diritto-dovere di parlare della nostra relazione con la casa comune che è la terra” ha affermato mons. Sorondo, partendo da due tesi. “La prima è che la Chiesa deve accompagnare lo sviluppo sostenibile degli esseri viventi. Si può dire che la scienza stia riscoprendo la creazione, con 400 galassie sparse nell’universo. Bisognerebbe istituire una festa dedicata a Dio Creatore, perché la creazione è un mistero. Dunque l’uomo è custode del pianeta”. Ma, ha sottolineato Sorondo, “il pianeta è malato. Il clima sta subendo gli effetti del riscaldamento globale ed è un cambiamento antropico, determinato dall’uomo. L’incremento eccessivo di anidride carbonica va a incidere sul ciclo dell’acqua. E se si altera questo, si altera il clima e la vita stessa. Quando si parla di suicidio, non è una metafora”. La seconda tesi è che a soffrire le conseguenze di tali mutamenti “sono i poveri, sia come singoli che come popoli. Ora, tutte queste cose non stanno direttamente nel Vangelo. Ma il Papa assume concetti che stanno nella società”. Il vescovo ha citato Galileo e i due libri, quello della natura e quello della rivelazione, che non sono in contrasto. “Questi cambiamenti per la comunità scientifica sono verità, e verità di fatto. Perciò il Papa ha due motivi per occuparsene. Il primo è appunto che deve utilizzare le verità scientifiche come usa quelle filosofiche: è la sana dottrina che serve all’uomo. Il secondo è che è un’attività umana e tutte le attività umane in qualche modo hanno un’etica, riguardano la fede e la morale”. Il mancato rispetto della natura rischia di “tornare indietro come un boomerang“, pertanto l'”ecologia va affrontata alla pari di temi come il bene comune, la giustizia, la persona umana”.

Il mondo laico

La sensazione, tuttavia, è che la Laudato Si’ abbia avuto un’accoglienza migliore in ambito non cattolico. E’ così? E perché? “Effettivamente ha avuto una buona accoglienza nel mondo accademico e in quello non cristiano che già da anni si occupava di questi temi, li conosceva da più tempo“. E il vescovo ha fatto un esempio. Il re di Norvegia ha organizzato un convegno sulla deforestazione al quale, oltre a scienziati, esperti e politici, ha voluto che partecipassero anche aborigeni di diverse parti del mondo, dall’Amazzonia all’Africa all’Asia, perché era stato due volte in Brasile dove aveva riscontrato nella popolazione indigena una preoccupazione simile a quella degli scienziati per il riscaldamento globale, pur non comprendendone le cause. “Ma anche il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, se ne era occupato. E lo stesso Benedetto XVI, in un’omelia di Natale, aveva detto che Gesù nasceva in una ‘baracca’ a significare che veniva a ricreare il mondo distrutto dal peccato. Non a caso fu definito ‘il Papa verde‘. Ora, è vero che ci sono interpretazioni eccessive. In Belgio – ha raccontato Sorondo – ci sono stati dei vegani che hanno interpretato l’enciclica in senso vegetariano… Ma in generale i vescovi non sono molto preparati sui temi ecologici. Penso che bisognerebbe creare degli istituti di climatologia nelle università cattoliche” per migliorare la formazione.

Le conseguenze

Lo sfruttamento incontrollato della Terra ha tra le sue conseguenze la povertà che diventa una forma di schiavitù e “crea migrazione, lavoro forzato, tratta di esseri umani e prostituzione, che è quanto di più disumano si possa trovare. Benedetto XVI, tornando dal suo viaggio in Germania, disse chiaramente la prostituzione non si può giustificare perché è un degrado della donna e ancora di più, un crimine contro l’umanità. E non è vero che non c’è niente da fare: si può e si deve fare molto”.

L’Onu e Cop 21

L’influenza del Papa è servita, ha ricordato mons. Sorondo, a votare all’unanimità all’Onu i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Altrettanto importante il risultato del Cop 21 che obbliga tutti i Paesi ad agire per diminuire il riscaldamento globale. “Molto grave“, per questo, la decisione di Trump di non rispettare gli accordi, anche se sia l’opinione pubblica che la stessa amministrazione americana sono divise. “Così hanno perso la leadership morale del mondo” ha affermato Sorondo, aggiungendo che “al Cop 21 ci sono stati scienziati che si opponevano ai dati sul riscaldamento ma sappiamo che erano pagati dalla lobby dei petrolieri”.

La sfida

Il cancelliere dell’Accademia ha concluso ricordando che occorre cambiare le modalità di produzione dell’energia e le attività umane, riducendo il fossile e valorizzando le energie rinnovabili: “Ci sono problemi, come ad esempio lo stoccaggio – ha detto Sorondo – ma rappresentano un’opportunità, occasioni di lavoro. Serve un programma comune. Con questa enciclica il Papa ha allargato i temi della dottrina sociale della Chiesa”.