“Quando l’economia va contro la persona, c’è qualcosa che non va, che va corretto”, così il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, durante l’assemblea annuale di Confartigianato. “Se l’economia non ha al centro la persona perde se stessa, impazzisce”, ha aggiunto l’arcivescovo nel suo intervento dinanzi all’assemblea a Roma.
Zuppi: “Quando l’economia va contro la persona, c’è qualcosa che non va”
“Quando l’economia va contro la persona, c’è qualcosa che non va, che va corretto”. Lo ha detto il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, dialogando con la giornalista Monica Maggioni e il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, durante l’assemblea annuale di Confartigianato, in corso a Roma. “Se l’economia non ha al centro la persona perde se stessa, impazzisce”, il monito del cardinale sulla scia di uno dei cardini della dottrina sociale della Chiesa, che “ha sempre al centro la persona”, e quindi “il senso etico e morale”.
“Altrimenti – il monito – quando si arriva all’uomo per il lavoro, è pericolosissimo”. A questo proposito, Zuppi ha rilanciato il concetto di “intelligenza artigianale”, contenuto nella relazione fatta poco prima da Granelli: “Si parla molto di intelligenza artificiale, che è un grandissimo strumento, ma a cui manca sempre un pezzo”, ha osservato il presidente della Cei.
“L’intelligenza artificiale è un’intelligenza creativa, ma non costruirà mai qualcosa di nuovo. Il più grande artigiano è il Padreterno, dotato di una creatività che non sarà mai artificiale”. “Nell’artigianato c’è qualcosa che non si può copiare”, ha fatto notare il cardinale rendendo omaggio ai presenti: “Anche quando l’artigiano copia, c’è sempre qualcosa di suo, che va oltre”.
Card. Zuppi: “Non possiamo abituarci alla morte dei bambini”
“Dopo la pandemia da Covid 19, stiamo vivendo un’altra pandemia, quella che il Papa chiama la terza guerra mondiale a pezzi”, ha aggiunto Zuppi. “Faticosamente tutti noi, dopo la pandemia, abbiamo capito che ci si salva solo insieme che siamo davvero sulla stessa barca”, l’analisi di Zuppi, che ha citato la “luce nel buio della pandemia” rappresentata dalla “statio” di Papa Francesco del 27 marzo 2020, da solo in in una piazza San Pietro vuota.
“Finora pensavamo che la guerra fosse qualcosa di molto controllabile e circoscrivibile, oggi capiamo invece che ci sono conseguenze”, il riferimento al tragico senario attuale. Di qui l’invito ad “essere artigiani di pace”, rivolto dal presidente della Cei, sulla scorta di Papa Francesco, soprattutto “a chi ha in mano le scelte che possono cambiare le sorti del mondo”. Per Zuppi è necessario inoltre “il coinvolgimento personale: non possiamo abituarci al dolore, al fatto che muoiano i bambini. E invece accettiamo che possano morire migliaia di bambini per mano dei terroristi”.
Fonte: AgenSIR