Crimea: chiese a rischio chiusura dopo l’annessione alla Russia

Il Vaticano ha dichiarato che non riconosce ufficialmente l’annessione della Crimea alla Russia, ma ugualmente le Chiese presenti nel territorio dovranno registrarsi secondo le leggi del Cremlino. Sia i cattolici che gli ortodossi dovranno iscriversi “secondo la legge sulle organizzazioni religiose” della Federazione russa, che richiede, come rappresentanti di ogni parrocchia, almeno 10 persone che siano in possesso del passaporto russo. Nonostante i primi problemi di adattamento con le nuove autorità della Crimea, alla fine la comunità cattolica della penisola è riuscita a “giungere ad una soluzione di transizione”.

Il vescovo di Odessa e Sinferopoli, mons. Yatsek Pil, ha dichiarato di aver già inviato tutti i documenti necessari alle autorità per poter svolgere le attività all’interno della diocesi, ma secondo lui la “priorità è accompagnare la comunità locale in questa fase di transizione”. Subito dopo l’annessione della Crimea alla Russia, la Chiesa cattolica aveva tentato un primo tentativo di registrazione che però purtroppo non era andato a buon fine.

Quello che più si teme è il mancato rinnovo dei visti e dei permessi di soggiorno al clero locale – in maggioranza polacchi e ucraini – possa portare alla chiusura di alcuni istituti religiosi. In realtà è già accaduto: tre suore francescane Missionarie di Maria saranno costrette a lasciare la Crimea in quanto il loro permesso per restare nel Paese non è stato rinnovato. Di conseguenza il loro convento cattolico – situato nella capitale della Crimea – molto probabilmente sarà costretto a chiudere.