“CHI GIUDICA GLI ALTRI TROPPO RIGIDAMENTE HA UNA DOPPIA VITA”

Nell’omelia a Casa Santa Marta oggi il Pontefice ha parlato di tre donne della Sacra Scrittura, due delle quali menzionate nelle letture odierne: una innocente di nome Susanna, un’adultera e una povera vedova bisognosa. “Tutte e tre – ha spiegato – secondo alcuni padri della Chiesa, sono figure allegoriche della Chiesa: la Chiesa Santa, la Chiesa peccatrice e la Chiesa bisognosa”. Ognuna di queste donne è stata giudicata da giudici “cattivi” e “corrotti” ed estremamente rigidi. “Una rigidità del genere – ha continuato – soltanto può andare avanti in una doppia vita e questi che condannavano queste donne poi andavano a cercarle da dietro, di nascosto, per divertirsi un po’”. Secondo il Santo Padre i giudici che condannano Susanna “erano giudici viziosi, avevano la corruzione del vizio, in questo caso la lussuria. E si dice che quando c’è questo vizio della lussuria con gli anni diventa più feroce, più cattivo”.

Il giudice interpellato dalla vedova, invece “non temeva Dio e non si curava di nessuno”; era “un corrotto di denaro, di prestigio”. Tutti questi giudici, ha evidenziato il Papa, hanno un aspetto che li accomuna: non conoscono cos’è la misericordia. “Anche oggi, il popolo di Dio, quando trova questi giudici – ha osservato – soffre un giudizio senza misericordia, sia nel civile, sia sull’ecclesiastico. E dove non c’è misericordia non c’è giustizia. Quando il popolo di Dio si avvicina volontariamente per chiedere perdono, per essere giudicato, quante volte, quante volte, trova qualcuno di questi”. La gente talvolta, ha concluso, trova i viziosi che “sono capaci di tentare di sfruttarli”, “gli affaristi” che “non danno ossigeno a quell’anima, non danno speranza” e “i rigidi che puniscono nei penitenti quello che nascondono nella loro anima”.