Bergoglio: “La famiglia è scuola di comunicazione e perdono”

“La famiglia è viva se respira aprendosi oltre se stessa, e le famiglie che fanno questo possono comunicare il loro messaggio di vita e di comunione, possono dare conforto e speranza alle famiglie più ferite, e far crescere la Chiesa stessa, che è famiglia di famiglie”. Sono le parole di Papa Francesco nel messaggio per la 49ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. L’appuntamento, che in molti Paesi si celebra domenica 17 maggio, quest’anno ha come tema “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”. La famiglia, ha affermato il Santo Padre, è “il primo luogo dove impariamo a comunicare”.

La visita di Maria a Elisabetta “ci mostra la comunicazione come un dialogo che si intreccia con il linguaggio del corpo”: “la prima risposta al saluto di Maria la dà infatti il bambino, sussultando gioiosamente nel grembo di Elisabetta”. “Il grembo che ci ospita – ha continuato – è la prima ‘scuola’ di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo, dove cominciamo a familiarizzare col mondo esterno in un ambiente protetto e al suono rassicurante del battito del cuore della mamma”. Citando l’Evangelii gaudium ha sottolineato come la famiglia sia il “luogo dove si impara a convivere nella differenza”. Allo stesso tempo è “anche il contesto in cui si trasmette quella forma fondamentale di comunicazione che è la preghiera”.

“In famiglia – ha osservato – la maggior parte di noi ha imparato la dimensione religiosa della comunicazione, che nel cristianesimo è tutta impregnata di amore, l’amore di Dio che si dona a noi e che noi offriamo agli altri”. I “propri limiti e peccati”, l’imperfezione, la fragilità, i conflitti – che bisogna imparare ad affrontare “in maniera costruttiva” – rendono la famiglia una “scuola di perdono”. Il successore di Pietro ha messo l’accento sulla situazione di quelle famiglie che vivono la disabilita. “Il deficit motorio, sensoriale o intellettivo – ha chiarito – è sempre una tentazione a chiudersi; ma può diventare, grazie all’amore dei genitori, dei fratelli e di altre persone amiche, uno stimolo ad aprirsi, a condividere, a comunicare in modo inclusivo”. La famiglia può essere anche una “scuola di comunicazione come benedizione”: “in realtà, benedire anziché maledire, visitare anziché respingere, accogliere anziché combattere è l’unico modo per spezzare la spirale del male, per testimoniare che il bene è sempre possibile, per educare i figli alla fratellanza”.

Il vescovo di Roma ha poi affrontato il tema dei nuovi media i quali possono aiutare, ma anche ostacolare la comunicazione “se diventano un modo di sottrarsi all’ascolto, di isolarsi dalla compresenza fisica, con la saturazione di ogni momento di silenzio e di attesa”. In tale contesto i genitori “non vanno lasciati soli”, anzi “la comunità cristiana è chiamata ad affiancarli”. “La sfida che oggi ci si presenta è, dunque, reimparare a raccontare – ha ripreso il Papa – non semplicemente a produrre e consumare informazione”. Quest’ultima “è importante ma non basta, perché troppo spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse sollecitando a schierarsi per l’una o l’altra, anziché favorire uno sguardo d’insieme”.