Cardinale Zuppi: “Sistema protettivo per gli anziani”

A Bologna la casa di riposo si apre agli anziani del quartiere Il progetto 'Cra aperta' è sostenuto da Comune, UniBo e Diocesi

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A sostegno degli anziani. Nei primi due anni del progetto “Cra Aperta“, la casa residenza per anziani “Beata Vergine delle Grazie” del quartiere Savena Santo Stefano di Bologna ha aiutato anche 32 persone anziane e sole residenti nella zona. E ne ha prese in carico 12. È questo il bilancio delle attività della struttura socio sanitaria, che dal 2022 eroga servizi agli over 65 del quartiere grazie ad un protocollo firmato dal Comune di Bologna, dalla Ausl, dall’Università di Bologna e dalla struttura stessa, sostenuto da un finanziamento dell’Arcidiocesi di Bologna. Di “solitudini” parla il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, per il quale l’iniziativa della Cra Aperta “rientra nella preoccupazione che abbiamo tutti, quella di curare nel modo migliore, che stranamente in questo caso coincide con il modo più economico, gli anziani. Tutto questo però richiede un sistema”. E costruirlo “sarà l’impegno della casa ‘Beata Vergine delle Grazie‘ e delle istituzioni, perché soltanto creando un’alleanza si potrà creare un sistema protettivo per le fragilità, che saranno sempre di più. Anche perché gli anziani saranno sempre di più”.

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Il cardinale Matteo Zuppi. Foto SIR/Marco Calvarese

Anziani da aiutare

Osservazioni confermate dai dati. A Bologna, infatti, gli over 65 anni rappresentano il 25% della popolazione. E oltre la metà (circa 13,3%) sono soli. Il modello della Cra aperta, per il dg della Ausl di Bologna Paolo Bordon, è “un avamposto interessante”, una “sorta di casa della comunità socio sanitaria“. E “un modello, in base ai risultati già prodotti delle persone prese in carico” che “può essere esportato in altre realtà del nostro territorio”. Sulla stessa lunghezza d’inda anche l’assessore alla Salute e al Welfare del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo, per il quale i dati raccolti in struttura, grazie al lavoro del professore Rabih Chattat, docente di Psicologia clinica dell’Università di Bologna e del suo team, serviranno proprio per “continuare a lavorare e replicare l’esperienza in altre realtà“.