Rapporto Kantor: la pandemia ha alimentato antisemitismo e complottismo

L'annuale Rapporto elaborato dal 'Kantor Center' dell'Università di Tel Aviv trova un legame tra il forte investimento di Israele per uscire per primi dalla pandemia e le nuove accuse antisemite

La pandemia ha alimentato nel 2020 l’antisemitismo e le teorie complottistiche. Lo afferma l’annuale Rapporto elaborato dal ‘Kantor Center’ dell’Università di Tel Aviv, in cooperazione con il Congresso ebraico europeo sull’antisemitismo.

Ciò che emerge in particolare è che “l’avvento dei vaccini, insieme alla vasta campagna di immunizzazione in Israele, favorita da israeliani ed ebrei con posizioni preminenti nelle aziende che producono questi vaccini è stata usata per rinforzare le accuse”. Secondo queste teorie – si legge ancora -“israeliani ed ebrei si sono uniti in modo che Israele potesse essere il primo a guarire dal virus, mentre il resto del mondo restava in fila e pregava gli ebrei per l’aiuto”.

I personaggi più bersagliati dalle teorie complottiste

I due responsabili delle aziende farmaceutiche più bersagliate dalle le teorie antisemite sono Albert Bourla di Pfizer e Tal Zaks, Capo medico di Moderna. “In un anno di restrizioni fisiche – ha detto Moshe Kantor, presidente del Congresso ebraico europeo – è ovvio che gli attacchi fisici debbano decrescere. Tuttavia con la crescita dell’antisemitismo on line, la prossima ondata di attacchi contro ebrei e istituzioni ebraiche è solo dietro l’angolo. In questi tempi di crisi sociali, gli ebrei sono sempre indicati come capri espiatori e accusati. Lo abbiamo visto lungo tutto il ciclo del Covid”. “Gli ebrei – ha concluso – sono stati incolpati per il virus e la cura. Le restrizioni e i vaccini sono stati messi a paragone in modo inappropriato con l’Olocausto. E questo minimizza e diminuisce l’uccisione di 6 milioni di ebrei”.