Girano video sui raid di Aleppo, ma è un fake: fermate 5 persone

L’intento, almeno secondo gli autori del gesto, era di documentare il dramma di Aleppo con gli occhi della popolazione, girando filmati “sul campo” e riportando in toto la fotografia degli effetti collaterali dei bombardamenti, per poi postarli online. Ancor di più: raccontare le scene di devastazione e la tragedia umana che ne deriva, riprendendo bambini feriti e sporchi di sangue, al fine di fornire immagini commoventi e struggenti sull’inferno siriano. Ma sussiste un particolare, per nulla trascurabile: l’ambientazione dei video non era la città di Aleppo, ma Port Said, nel nord-est dell’Egitto, giusto all’imbocco del Canale di Suez; e le case diroccate che apparivano, non erano state bombardate ma poste semplicemente in fase di smantellamento, in attesa di essere demolite dai mezzi di un cantiere edile. In sostanza, nessun video originale ma un fake colossale, da diffondere sui social network come “testimonianza” diretta delle azioni violente perpetrate nella città siriana.

Sono cinque le persone finite in manette per la truffa-video, tutte di nazionalità egiziana e di età compresa fra i 44 e i 20 anni. La sceneggiatura predisposta dagli operatori, prevedeva la ripresa di un colloquio tra un presunto reporter e un ragazzo locale (figlio di due degli arrestati, che nei video appare con un cappello marrone e un giubbotto azzurro) e, successivamente, le immagini di una bambina “siriana” (l’altra figlia della coppia) vestita di bianco, con un sacco di carta sulla testa e un orsacchiotto di pezza in mano, recanti i segni di ferite ed evidenti tracce di sangue, sull’abito e sul suo peluche. Niente sangue, per fortuna, ma vernice rossa, spacciata per tale.

Le prime immagini del video hanno da subito attirato l’attenzione degli inquirenti egiziani, proprio per la loro marcata componente emotiva, generando di fatto un’indagine conclusa con l’appuramento della falsità del corto. Anche il Ministero degli interni dell’Egitto lo ha postato sulla sua pagina ufficiale, proprio allo scopo di segnalarne i contenuti fasulli. Ora, come riportato dal quotidiano britannico “The Independent”, si resta in attesa di capire quali saranno le conseguenze per i responsabili. Nel frattempo, le Forze dell’ordine hanno provveduto al sequestro delle attrezzature (una videocamera e alcuni smartphone) e alla messa in stato di fermo del fotografo, unico trattenuto. Gli altri componenti del team operativo, invece, sarebbero stati rilasciati dietro pagamento di una cauzione, in attesa, probabilmente, di un procedimento giudiziario.

Certamente, al netto delle dichiarate intenzioni, utilizzare immagini truccate (facendole passare per autentiche) per testimoniare al pubblico “social” una tragedia che ha causato così tanta sofferenza, già di per sé costituisce un atto da condannare.