Storie italiane, don Buonaiuto: “Abbracciamo i fratelli crocifissi, come se abbracciassimo Gesù”

Il sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, in collegamento da una Piazza San Pietro deserta, ne ricorda l'universalità come luogo di fede: "Da qui la Via Crucis irradierà la luce verso gli emarginati"

E’ di storie di vita che c’è bisogno in un tempo in cui si è costretti a parlare di morte. Di racconti che possano, in qualche modo, ricordare a ognuno di noi come la vita continui a scorrere, nonostante le difficoltà e i bollettini quotidiani che riferiscono del disastro in corso. I giorni del coronavirus non fanno eccezione. Si racconta di ospedali attivi 24 ore al giorno, di medici stremati dall’emergenza, in molti casi fino al punto di dare la propria vita. Di quotidianità spezzate, di quarantene e provvedimenti economici, a volte dimenticando come la forza dirompente della vita sia nei momenti più semplici e straordinari. Come una nascita al tempo pandemia. Quella della piccola Iris, ad esempio, la cui storia è stata raccontata in diretta a Storie Italiane. Una bimba capace di spazzare via le ansie e le paure del nostro tempo regalando alla sua famiglia la gioia del suo arrivo.

La luce della vita

La storia di Iris, così come quella di tanti bambini nati nei giorni del coronavirus, è un vero e proprio “inno alla vita, un trionfo della vita”, come spiegato da don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris. Un momento di splendore, “proprio perché dopo qualsiasi forma di buio nessuno può impedire il sorgere della luce”. E questo, ha spiegato, “ci dà speranza” per il nostro futuro, con l’augurio che la dia “soprattutto alle tante donne che sono in attesa e vivono uno stato d’ansia particolare”. A loro, compresa la conduttrice Eleonora Daniele, anch’essa in stato di gravidanza, rivolge una benedizione, con l’esortazione “ad avere questa fiducia, questa gioia. Perché queste creature sono benedette del Signore” e ci chiedono di “avere tanta fiducia nel Dio della vita”. E si rivolge anche agli ascoltatori: “Ci sono tante persone che ascoltano questa trasmissione: dobbiamo, in questo Venerdì Santo, abbracciare questi fratelli crocifissi, spiritualmente come se stessimo abbracciando Gesù sulla croce, consapevoli che fra due giorni ci sarà la Resurrezione”.

Sostegno alla vita

Anche Riccardo Bocca, giornalista de L’Espresso, rimarca sulla necessità imprescindibile di storie che raccontino la vita: “E’ un tema cruciale, è che la vita continua al tempo del Covid. Sarebbe un grave errore di prospettiva focalizzare tutta l’attenzione su questa immane tragedia dimenticando che nel bene o nel male la vita non si ferma”. Ed è a sostegno della vita che, in qualche modo, si è cercato di agire a livello istituzionale. L’ultimo passo, l’intesa economica dell’Eurogruppo, arrivata con la speranza che non sia solo di facciata: “Questo è un tema di concretezza. Abbiamo assistito al più grande scontro tra governo e realtà europea. Uno scontro sud-nord dal quale uscirà un’Europa diversa. Non c’è una risposta immediata, tutto è condizionato a quelle che sono le relazioni tra Stati”. Il punto resta lo stesso di prima: “Bisogna legittimare l’accordo collettivo in un’Europa che deve essere fatta dei valori che la ispirarono. Primo fra tutti quello della solidarietà”.

“Abbracciamo i nuovi crocifissi dal Covid-19” – don Aldo a Storie Italiane from Don Aldo on Vimeo.

Mendicanti d’amore

E’ l’attesa della Pasqua che anima questo Venerdì Santo. Un momento di profondo raccoglimento, da vivere nelle restrizioni imposte dal virus, con scene lontane dalla consueta Via Crucis al Colosseo ma non meno intensa e prodiga nel dispensare i suoi significati: “Ci prepariamo in questo luogo – spiega don Buonaiuto da Piazza San Pietro, priva di fedeli in cammino, come ci hanno abituato le immagini di questi giorni – che, anche se lo vediamo vuoto, da tutto il mondo, grazie ai media, diventa l’epicentro della speranza e di quella forza interiore che deve avere ogni persona per guardare nel domani della Pasqua”. Le meditazioni della Via Crucis, scritte “dai nostri fratelli che sono detenuti, da coloro che vivono e operano nel carcere per aiutarli, le vittime”, guideranno alle stazioni del cammino di Gesù verso il Calvario. “Il Santo Padre ha chiesto di scrivere questa Via Crucis dalle periferie esistenziali. Lo scorso anno lo fece per le donne vittime della tratta. Ancora una volta – ha concluso don Buonaiuto -, nel cuore della cristianità, partono dei raggi che vanno a illuminare le persone più povere ed emarginate della Terra. E quindi a ognuno di noi, poiché tutti siamo mendicanti di amore, bisognosi di sentirci accolti da Dio e dai fratelli”.