Siria: capo dell’Isis si è fatto saltare in aria durante raid Usa

La missione statunitense per catturare militanti jihadisti a Idlib ha portato a scontri a fuoco con 13 vittime, tra cui quattro donne e sei bambini

Msf

Le truppe della coalizione guidata dagli Stati Uniti sono entrate oggi, 3 febbraio, nella Siria nord-occidentale – a Idlib, al confine con la Turchia – in una missione per catturare militanti jihadisti che ha portato a scontri a fuoco. Le vittime sono 13, tra cui quattro donne e sei bambini, secondo la Difesa civile siriana. Durante l’operazione, il capo dell’Isis Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi è morto facendo esplodere una bomba che avrebbe ucciso anche membri della sua famiglia, compresi donne e bambini, riferisce un alto dirigente dell’amministrazione Usa. “Abbiamo preso ogni precauzione possibile per proteggere i civili”, ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in una dichiarazione alla stampa sul raid in Siria, che poi ha aggiunto, rivolto ai militanti dell’Isis: “Vi verremo a prendere in ogni parte del mondo, ovunque vi nascondiate”.

Il blitz

I soldati sono atterrati in elicottero d’assalto con due decine di uomini delle forze speciali, supportati da elicotteri da combattimento, droni Reaper armati e jet d’attacco, riferisce il New York Times,  vicino ai campi profughi di Atme, nella regione di Idlib che ancora sfugge al controllo di Damasco. Secondo il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahman, si è trattato della più grande operazione della coalizione dalla morte nell’ottobre 2019 del leader dello Stato Islamico Abu Bakr al-Baghdadi durante un raid Usa nella regione di Idlib..

Eliminato il capo dell’Isis

L’esercito Usa ha “eliminato dal campo di battaglia” il capo dell’Isis Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, ha annunciato Biden, che ha ordinato l’operazione. “Abbiamo preso ogni precauzione possibile per proteggere i civili”, ha detto il presidente. Biden ha spiegato che gli Usa hanno scelto il “rischio” di un raid delle forze speciali invece di un attacco aereo per proteggere i civili, ma il leader dell’Isis “ha scelto di far esplodere il terzo piano” dell’abitazione, uccidendo anche i suoi famigliari. L’esame del Dna e delle impronte digitali hanno confermato che l’uomo ucciso in Siria è al-Qurayshi, ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby, in un briefing sul raid precisando che il cadavere è stato lasciato sul posto. “L’operazione che ha portato all’uccisione del leader dell’Isis in Siria è stata pianificata per mesi”, ha aggiunto.

Morti anche sei bimbi e quattro donne

Sono sei i bambini e quattro le donne uccisi in “bombardamenti e scontri seguiti” al raid aereo Usa di ieri notte nel nord-ovest della Siria, riferiscono gli elmetti bianchi – la Difesa civile siriana -, aggiornando un precedente bilancio dell’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui tra le 13 vittime figuravano due minori e una donna.

Il filmato choc

Il filmato mostra brandelli di corpi di un uomo e di due bambini a terra vicino a un edificio che, secondo i testimoni locali citati dall’Osservatorio, è stato preso di mira dall’attacco delle forze speciali Usa. Queste, secondo l’Osservatorio, sono state aviotrasportate dalla base militare Usa di Ayn Arab (Kobane), nel settore centrale del confine turco-siriano, fino alla zona di Atme, dove sorgono affollati campi profughi siriani a nord-ovest di Idlib.

L’obiettivo della missione, secondo l’Osservatorio, era una presunta cellula terroristica. L’attacco è iniziato poco dopo la mezzanotte locale (le 23 in Italia) ed è durato fino alle 3.30 del mattino. In quella stessa zona, nell’autunno del 2019, veniva ucciso in un’analoga azione armata Usa il leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi.

Pkk: “Circa 500 morti negli scontri contro l’Isis a Hasake”

Circa 500 uomini armati, per lo più miliziani e detenuti del cosiddetto “Stato islamico” (o Isis) sono stati uccisi negli scontri, durati per dieci giorni, nel nord-est della Siria e dichiarati conclusi solo il 30 gennaio scorso. Lo riferisce il comando delle Forze democratiche siriane, piattaforma militare formata da unità curde e arabe, guidata dal Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e sostenuta dalla Coalizione globale anti-Isis a guida USA.

L’assalto alla prigione di Hasake

I combattimenti nella città di Hasake erano scoppiati il 20 gennaio scorso durante un assalto a sorpresa da parte di miliziani Isis contro la più affollata prigione di detenuti dello stato islamico al mondo. Gli scontri si sono allargati anche nelle zone circostanti la prigione, nel quartiere di Ghweiran, e sono proseguiti fino al 30 gennaio. Le forze curdo-siriane hanno ieri annunciato di aver riportato il controllo nel carcere e nei quartieri limitrofi.

Secondo il bilancio ancora in aggiornamento e non definitivo fornito dai vertici delle forze curdo-siriane, riportato da Ansamed, sono stati uccisi negli scontri 374 tra assalitori e detenuti Isis, 77 tra guardie carcerarie e impiegati del penitenziario, 40 miliziani curdi e arabi delle Forze democratiche siriane, e 4 civili (in precedenza le fonti avevano riferito dell’uccisione di 7 civili).

Non è stato ancora definito il numero di prigionieri Isis evasi dal carcere anche se l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria afferma che si tratti di “centinaia” di evasi. Incertezze anche sulla sorte degli oltre 800 minori, da tre anni detenuti nel carcere, e rimasti intrappolati negli scontri. Secondo l’Osservatorio, decine di questi sono stati già trasferiti in altre prigioni gestite dal Pkk. Secondo altre fonti alcuni di questi minori sono rimasti uccisi e feriti nelle violenze.