Adnan Abu Walid al-Sahrawi, capo del gruppo jihadista dello Stato islamico del Grande Sahara ed autore della maggior parte degli attentati tra i confini di Niger, Mali e Burkina Faso, è stato ucciso nel corso di un conflitto a fuoco dalle forze militari francesi impegnate nell’area.
Chi era al-Sahrawi
Lo stesso era nato nel 1973 in Marocco, nella località di El Aaiun, nel Sahara occidentale, da una famiglia commercianti benestanti successivamente emigrata in Algeria. In giovane età si era unito ad un gruppo che rivendicava l’indipendenza del Sahara occidentale chiamato Fronte Polisario. Successivamente, dopo la conclusione degli studi universitari, aveva aderito all’Unione dei Giovani Sahrawi. A partire dagli anni ‘10 del 2000 si è unito ad una fazione di Al Qaeda operante nel Maghreb, divenendone in seguito il portavoce.
Successivamente, a partire dal 2013, si è autoproclamato capo di un’organizzazione terroristica definita Mujahideen Shura Council con base in Mali. Nel 2015 ha dichiarato la sua fedeltà al l’autoproclamato Stato Islamico ed ha iniziato perpetrare, per mezzo della sua organizzazione, numerosi attentati nell’area geografica del Sahel tanto che, nell’ottobre del 2019, gli Stati Uniti posero su di lui una taglia di 5 milioni di dollari per chiunque avesse portato informazioni sulla sua persona.
Le azioni del gruppo terrorista
La metodologia di azione del gruppo terroristico presieduto da al-Sahrawi era quello di muoversi in decine o addirittura centinaia di assalitori che, mezzo di motociclette, agiva con efferatezza su obiettivi predeterminati e, dopo aver colpito, gli stessi jihadisti si disperdevano in piccoli gruppi nel deserto. Questo ha reso questo gruppo terroristico il più temuto dell’area.