‘Ndrangheta, arrestato il latitante Cesare Antonio Cordì

Cordì è stato bloccato dai carabinieri in fuga mentre violava le norme contro il coronavirus. Era latitante dallo scorso agosto

Un’azione fulminea, quella dei militari delle Compagnie di Bianco e Locri, dei Carabinieri dello squadrone eliportato ”Cacciatori d’Aspromonte”, che non ha concesso la minima possibilità alla fuga già orchestrata da un ingresso secondario al figlio di Antonio ”u ragiuneri”, il quale si era reso irreperibile in occasione dell’esecuzione dell’operazione ”Riscatto” della Compagnia di Locri.

Cordì

Una manovra investigativa che, nell’agosto del 2019, aveva consentito ai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri, di assestare un durissimo colpo alla storica cosca locrese dei “Cordì”, ai cui partecipi furono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, con l’aggravante di aver agito per favorire gli interessi della ‘Ndrangheta. Come scrive Agi, i militari erano sulle sue tracce da giorni. Ma quando nella tarda serata di ieri, nel deserto quasi spettrale di Bruzzano Zeffirio (Reggio Calabria) – comune di poco più di mille anime con le strade svuotate dai decreti emergenziali sul coronavirus – hanno visto qualcuno portare una busta della spesa in una casa di Contrada Monica, i Carabinieri hanno completato con l’ultima tessera il puzzle delle loro indagini: quell’appartamento non poteva essere solo il buen-retiro di un onesto cittadino. Ed è bastato il bagliore di una sigaretta – carpito dalla fessura di una tapparella – per dare la certezza che proprio lì si nascondesse Cesare Antonio Cordì, 42 anni, esponente di spicco della ‘ndrangheta di Locri.