Morte Bergamini: rinviata a giudizio per omicidio l’ex fidanzata

E' stata rinviata a giudizio con l'accusa di omicidio Isabella Internò, l'ex fidanzata di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 sulla statale 106. Al tempo, si parlò di suicidio

Donato Bergamini

E’ stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio Isabella Internò, l’ex fidanzata di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 sulla statale 106, nei pressi del Castello di Roseto Capo Spulico. La prima udienza del processo è stata fissata per il 25 ottobre. La donna è accusata di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili.

Una morte misteriosa

Denis Bergamini, all’anagrafe Donato Bergamini (Argenta, 18 settembre 1962 – Roseto Capo Spulico, 18 novembre 1989), è stato un calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Attivo nel calcio minore, ebbe la sua miglior stagione professionale nelle file del Cosenza con il quale conseguì la promozione in serie B.

La sua fama, postuma, è dovuta alle controversie sulla sua morte, attribuita inizialmente a suicidio quando il suo cadavere fu rinvenuto sulla Statale 106 in prossimità di una località sul mar Ionio. Tale ricostruzione dei fatti non fu mai considerata verosimile da parte di familiari, giornalisti d’inchiesta e colleghi (come gli ex calciatori Michele Padovano, suo amico e all’epoca compagno di squadra in Calabria, e Carlo Petrini, autore di un libro sulla sua vicenda).

Nel novembre 2017, a 28 anni dal fatto, una nuova perizia disposta dal tribunale di Castrovillari ha attribuito la morte del calciatore ad un soffocamento/strangolamento: Bergamini – secondo l’autopsia – sarebbe stato ucciso con una sciarpa e poi gettato sotto il camion, inscenando il suicidio. A seguito di questa perizia sono stati iscritti nel registro degli indagati la ex fidanzata e l’autista del camion sotto le cui ruote finì il calciatore, che poi venne prosciolto.

Dopo il proscioglimento di Raffaele Pisano, il camionista alla guida del mezzo che sulla Statale 106 sormontò il corpo in fin di vita di Denis Bergamini, e del marito della Internò Luciano Conte, la cui posizione è stata archiviata, l’ex fidanzata del calciatore è l’unica persona ancora coinvolta nel procedimento penale.

Gli errori della prima autopsia

Nelle 84 pagine dell’incidente probatorio del 29 novembre 2017 – scrive TgCom24 – si ribaltano le conclusioni dell’autopsia del 1990 e vengono supportate da prove scientifiche le perizie del 2015. Tra gli errori messi in evidenza, per esempio, quello squarcio di 25 centimetri all’altezza del bacino di Bergamini che è da posizionare a sinistra e non a destra, come era stato refertato.

Gli indagati per omicidio premeditato, l’ex fidanzata del calciatore Isabella Internò e l’autista del camion Raffaele Pisano, sostenendo la tesi del suicidio, avevano sempre parlato del “tuffo” del 27enne sotto le ruote del mezzo. In realtà Bergamini, come riporta La Gazzetta, “è stato aperto da sinistra a destra e il corpo è esploso come un frutto schiacciato da una mano. Solo che era già morto quando ciò è avvenuto. Altro che tuffo. (…) La ruota ha sormontato a bassa velocità un corpo disteso e inerme (…)” lasciando “arti superiori, inferiori e viso perfettamente integri e puliti”.

Decisiva la glicoforina

Le prove scientifiche svelate nell’incidente probatorio archiviano definitivamente la tesi del suicidio. Sulla salma mummificata che aveva ancora occhi, muscoli e cute, a 28 anni dal decesso, è stata utilizzata la glicoforina, “una proteina usata a livello internazionale da tutti gli anatomopatologi impegnati a dimostrare una vitalità presente nelle lesioni“.

Così tracce di sangue con il giocatore ancora in vita sono state trovate tra laringe e trachea. E “laringe e lingua erano state ignorate nell’autopsia del 1990″, si legge sul quotidiano.

Il colpo di scena spazzerebbe via quasi 29 anni di menzogne: “Bergamini – riporta La Gazzetta – è stato prima stordito con del cloroformio (o una sostanza simile impossibile da rintracciare), poi soffocato in modo soft forse con un sacchetto di plastica e infine fatto sormontare dalla ruota del camion all’altezza del bacino, per simulare il suicidio”.