Morta Pupetta Maresca, la prima camorrista: “Ho pagato con lacrime le mie scelte”

Assunta Maresca detta "Pupetta", la prima donna "camorrista", è morta a 85 anni nella sua casa di Castellammare di Stabia

Assunta Maresca detta “Pupetta”, la prima donna “camorrista” della storia italiana, è morta a 85 anni nella sua casa di Castellammare di Stabia. Nel 1995, quando aveva 20 anni, uccise il mandante dell’omicidio del marito, il boss Pasquale Simonetti, detto Pascalone ‘e Nola, ucciso il 16 luglio 1955. Il 27 aprile di quell’anno aveva sposato Assunta Maresca, ma dopo pochi mesi fu assassinato da un sicario, Gaetano Orlando, detto “Tanino ‘e bastimiento”, inviato dal suo stesso ex compare, Antonio Esposito.

Era comparsa in un processo l’ultima volta quando tra le prove fu portata una lettera a un imprenditore nella quale chiedeva un posto per il figlio e spiegava di essere stata rovinata dai pentiti, scrive Ansa.

Su Pupetta – della vicenda riferiscono Il Mattino e Metropolis – fu anche girata una fiction con Manuela Arcuri intitolata Pupetta – Il coraggio e la passione. Mentre alla vita di Pasquale Simonetti è stato ispirato il film La sfida di Francesco Rosi, con Rosanna Schiaffino e José Suárez.

Pupetta Maresca: “Ho pagato con lacrime le mie scelte”

“Ho pagato con lacrime e affanno le mie scelte. La prima volta perché l’uomo a cui ho sparato avrebbe fatto lo stesso con me. Cosa dovevo fare, farmi uccidere? Ero incinta. Mi veniva incontro con il braccio teso e la pistola in pugno. Con lui c’erano i suoi killer. Io mi sono difesa”. Così Pupetta Maresca si raccontava il giorno dopo la messa in onda della prima puntata della fiction su Canale 5 – a interpretarla era Manuela Arcuri – il 7 giugno 2013.

Secondo gli inquirenti però, i colpi che uccisero Esposito partirono da almeno quattro pistole. Dunque, l’omicidio si inquadrava nella guerra di potere della camorra pre-cutoliana per la gestione dei prezzi del mercato ortofrutticolo.

Il 14 ottobre del 1955, la Maresca fu arrestata e condotta nel carcere di Poggioreale. Nel corso della sua detenzione partorì il primo figlio, Pasqualino. Condannata a 13 anni e 4 mesi per omicidio (con l’attenuante della provocazione) più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, fu graziata dopo oltre dieci anni di detenzione.

“Ma il carcere che mi ha fatto veramente male è stato quando sono stata arrestata la seconda volta, per avere parlato di Cutolo che a quei tempi uccideva tutti i giorni – ricordava in quell’occasione – io urlavo nel carcere, per l’ingiustizia che avevo subito, quattro anni per aver detto che Cutolo era sostenuto dalla politica. E’ vero, l’ho minacciato di morte. Lui minacciava i miei fratelli e io avevo davanti agli occhi mio padre che piangeva. Crede che la camorra avrebbe mandato una donna a fare minacce in pubblico? Il mio è stato un impeto di rabbia, che ho pagato amaramente. Desidero ancora una carezza da mia madre, una carezza che – conclude – non ho mai avuto”.

Il carcere e gli ultimi anni

Pupetta Maresca fu accusata infatti di essere la mandante dell’omicidio di Ciro Galli (uomo di Raffaele Cutolo), ucciso nel 1981 per vendetta trasversale. Il pm chiese l’ergastolo, ma nel 1985 fu assolta per mancanza di prove.

Il 13 febbraio 1982, in piena guerra tra NCO e NF, Pupetta Maresca indisse una conferenza stampa, nel corso della quale minacciò apertamente Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata: “Se per Nuova Famiglia si intende tutta quella gente che si difende dallo strapotere di quest’uomo, allora mi ritengo affiliata a questa organizzazione”.

Poco dopo fu arrestata perché accusata di aver ordinato l’omicidio di Aldo Semerari, il criminologo e psichiatra che aveva dichiarato pazzo Cutolo; in seguito fu assolta. Fu assolta anche dalle successive accuse di tentata estorsione ad una banca e di traffico di stupefacenti. Nel 1986 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Napoli stabilì che Pupetta Maresca apparteneva alla camorra come affiliata alla Nuova Famiglia. Per tale ragione ordinò la confisca dei beni.

La permanenza della Maresca nel carcere di Bellizzi Irpino fu al centro di polemiche. La donna gestiva feste cui partecipavano magistrati e alte personalità. Nel 2004 l’appartamento napoletano di Pupetta Maresca diventò un ufficio del Comune di Napoli destinato ai servizi sociali. Uscita dal carcere, si ritirò a Castellammare di Stabia, dove è morta. Aveva 86 anni.