Mobilitazione cattolica contro il coronavirus

Gli ospedali dipendenti dalla Chiesa cattolica in Cina continentale sono in prima linea per affrontare l’emergenza della diffusione del coronavirus, accogliendo e curando persone infette. Enti caritativi cattoliche, diocesi, parrocchie, movimenti ecclesiali, sacerdoti, suore e singoli fedeli laici stanno mettendo tutto il loro impegno per rispondere alle esigenze della popolazione cinese, facendo sentire il sostegno della Chiesa universale. Non fare distinzioni di appartenenza religiosa, operare per motivi umanitari, per portare l’amore dei cattolici: queste le caratteristiche che contraddistinguono gli aiuti e i soccorsi dei cattolici alle popolazioni colpite dal coronavirus: anche stavolta i volontari cattolici guidati dall’ente caritativo cattolico Jinde Charities si trovano in prima linea per una emergenza umanitaria.

La rete della solidarietà

Anche la vita di fede in Cina si è adeguata all’emergenza, riferisce Fides, data l’impossibilità di incontri assembleari o di raduni di fedeli, si è ricorsi all’ambiente virtuale, per continuare ad alimentare lo spirito e la vita comunitaria. Si utilizzano, allora, nuovi strumenti tecnologici e le App di messaggistica (come WeChat) per condividere, in gruppi e comunità di fedeli, le letture della liturgia del giorno, le parole dei vescovi, le omelie dei sacerdoti. Con la presenza di messaggi quotidiani, si cerca di far sentire conforto e consolazione ad anziani, malati, e bisognosi, rimasti soli. I social media oggi nella comunità cattolica cinese sono pieni di calore umano, fanno scorrere spiritualità, e sono anche canali di evangelizzazione perché la gente vede i battezzati in azione, pronti a donare e condividere la speranza del Vangelo

A disposizione delle autorità

Le comunità cattoliche, evidenzia l'agenzia missionaria, si sono mobilitate fin dall’inizio per partecipare alla “lotta contro il tempo”: tanti ospedali cattolici, imprese, fabbriche di proprietà dei fedeli si sono messi a disposizione delle autorità civili per accogliere i contagiati o per produrre i materiale sanitari necessari. D’altro canto, la comunità cattolica si è subito attivata anche sul piano spirituale, lanciando un accorato appello alla preghiera, cui hanno aderito migliaia di comunità nella Cina continentale e fuori dal paese. Inoltre Jinde Charitie, la più grande organizzazione caritativa cattolica attiva nella Cina continentale, ha diffuso un appello per la raccolta di fondi che ha coinvolto enti internazionali come Caritas Internationalis e singoli paesi, che hanno fatto sentire il loro sostegno dopo le parole pronunciate da Papa Francesco durante l’Angelus del 26 gennaio.

Appello

L’appello di Jinde Charities ha avuto vasta ecco, soprattutto in tanti ospedale cattolici gestiti da ordini religiosi in tutto il mondo. Alla data del 5 febbraio, sottolinea Fides, Jinde Charities ha ricevuto 6 milioni di yuan (equivalenti a circa 800 mila euro) di donazione dal mondo cattolico: una somma già interamente destinata all’acquisto dei materiali di prima emergenza. Dal 3 al 5 febbraio, Jinde Charitie ha fornito oltre 10 mile tute di isolamento, 100 macchinari di ausilio per l’apparato respiratorio e 30 tonnellate di disinfettante, dimostrando concretamente il sostegno dell’intera comunità cattolica cinese e della Chiesa universale. “Siamo cattolici, il nostro cuore e il nostro messaggio di amore è universale. Dove c’è bisogno, siamo pronti a far sentire la nostra vicinanza e carità all’umanità sofferente, senza distinzioni di appartenenza religiosa, etnica, nazionalità”,dichiara a Fides don Wang Wei, parroco della parrocchia di Shao Lin Kou della diocesi di Tian Jin. Secondo il parroco, è “impossibile raccontare in modo capillare l’immensa mobilitazione, perché ormai è un'azione che tocca tutte le comunità cattoliche nella Cina continentale, che stanno facendo la loro parte, sia con preghiere, novene, rosari, sia con impegni concreti”.