Inviati di Biden in Armenia. Mosca: “Usa evitino atteggiamenti anti-russi”

Gli alti funzionari statunitensi, inviati da Joe Biden dopo lo scoppio delle violenze nell'enclave del Nagorno-Karabakh, sono arrivati in Armenia

Foto di Anastacia Dvi su Unsplash

Sono migliaia gli armeni che hanno abbandonato la zona contesa del Nagorno-Karabakh dopo la violenta offensiva militare della scorsa settimana che ha provocato centinaia di morti, feriti o dispersi. Gli inviati di Biden sono arrivati in Armenia.

I consiglieri nazionali della sicurezza di Armenia, Azerbaigian, Francia, Germania si incontreranno insieme al rappresentante speciale Ue per il Caucaso Meridionale, Toivo Klaar a Bruxelles per fare il punto della situazione attuale e preparare un possibile incontro dei leader a Granada, dove il 5 ottobre si terrà il vertice della Comunità Politica Europea.

Armenia: “Arrivati 13.350 rifugiati dal Nagorno-Karabakh”

L’Armenia ha dichiarato che oltre 13.350 rifugiati sono arrivati finora dal Nagorno-Karabakh, l’enclave separatista a maggioranza etnica armena che è stata sconfitta in un’offensiva lampo dall’Azerbaigian la scorsa settimana. Intanto è di 20 morti il bilancio dell’esplosione avvenuta lunedì sera all’interno di un deposito di carburante nell’enclave.

Migliaia di armeni in fuga dal Nagorno, l’Ue media

Una marea umana in fuga verso l’Armenia. Migliaia di armeni hanno abbandonato in queste ore il Nagorno Karabakh, enclave in territorio azero, dopo la violenta offensiva militare della scorsa settimana che ha provocato, in questa regione contesa del Caucaso meridionale, centinaia di morti, feriti o dispersi. Un esodo di massa a pochi giorni dalla fulminea vittoria dei soldati azeri contro le truppe dell’autoproclamata ‘repubblica’ ribelle, malgrado le rassicurazioni del presidente azero Ilham Aliev, che i diritti degli armeni che rimarranno saranno “garantiti”. Una situazione difficile che ha registrato ieri anche nuove vittime nell’esplosione di un deposito di carburanti nell’enclave, che allarma le cancellerie occidentali, preoccupate di un’ulteriore escalation dopo quella ucraina alle porte dell’Europa e che domani faranno il punto in una riunione ad hoc.

La Ue media nel conflitto

Secondo quanto si apprende da fonti europee i consiglieri nazionali della sicurezza di Armenia, Azerbaigian, Francia, Germania si incontreranno insieme al rappresentante speciale Ue per il Caucaso Meridionale, Toivo Klaar. Ad ospitare il vertice a Bruxelles il consigliere nazionale per la sicurezza del Consiglio Ue, Simon Mordue. Scopo dell’incontro sarà fare il punto della situazione attuale e preparare un possibile incontro dei leader a Granada, dove il 5 ottobre si terrà il vertice della Comunità Politica Europea. In campo anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan giunto nell’enclave azera di Nakhichevan, situata tra Armenia e Iran e al confine con la Turchia, per incontrare il suo omologo Aliev. Una tappa dal forte valore simbolico, per il leader di Ankara che ricopre un ruolo di primo piano in questa parte del Caucaso.

La Russia convitato di pietra. Mosca, che considera il Caucaso come un proprio territorio e tre anni fa ha dispiegato una forza di pace in questo territorio conteso, ha respinto con fermezza le critiche espresse il giorno prima dal primo ministro armeno Nikol Pashinian di avere lanciato “attacchi inaccettabili contro la Russia” per cercare di assolversi dai suoi “fallimenti”. “Siamo convinti che la leadership di Erevan stia commettendo un enorme errore, cercando deliberatamente di abbattere i molteplici e secolari legami tra Armenia e Russia e rendendo il Paese ostaggio dei giochi geopolitici dell’Occidente”, si legge in una nota del ministero degli Esteri di Mosca. La crisi nel Caucaso meridionale allarma anche gli Stati Uniti convinti che la Russia abbia dimostrato di non essere un “partner affidabile” dopo l’offensiva azera. “La Russia ha dimostrato di non essere un partner affidabile per la sicurezza”, ha tuonato il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

Gli inviati di Biden sono arrivati in Armenia

Gli alti funzionari statunitensi, inviati da Joe Biden dopo lo scoppio delle violenze nell’enclave del Nagorno-Karabakh, sono arrivati in Armenia. Lo riportano i media americani. Si tratta di Samantha Power, direttrice dell’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale (Usaid), e il vicesegretario ad interim del Dipartimento di Stato per l’Europa e gli affari eurasiatici Yuri Kim. I funzionari dell’amministrazione Usa sono in Armenia con l’obiettivo di “affermare il sostegno degli Stati Uniti alla sovranità, all’indipendenza, all’integrità territoriale e alla democrazia dell’Armenia e per aiutare ad affrontare le esigenze umanitarie derivanti dalla recente violenza nel Nagorno-Karabakh”, si legge in una nota di Usaid.

Mosca: in Armenia Usa evitino atteggiamenti anti-russi

Gli Usa evitino di rafforzare i sentimenti anti-russi in Armenia. E’ quanto ha detto, riferisce la Tass, l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov dopo che gli alti funzionari statunitensi inviati da Joe Biden sono arrivati nel Paese in seguito allo scoppio delle violenze nell’enclave del Nagorno-Karabakh. “Esortiamo Washington – ha scritto Antonov sul canale Telegram dell’ambasciata – ad astenersi dall’esternare parole e azioni pericolose che portano a un artificiale aumento dei sentimenti anti-russi in Armenia che destabilizzano deliberatamente il Territorio eurasiatico”. Rappresentanti dell’amministrazione statunitense hanno affermato che la Russia non sarebbe un partner affidabile per la sicurezza dell’Armenia, dichiarazioni giudicate “scandalose” dal diplomatico.

Fonte: Ansa