Draghi: “I flussi regolari di migranti sono una risorsa, ma non possiamo fare da soli”

Draghi alla conferenza 'Rome Med-Mediterranean Dialogues': "Serve un maggior coinvolgimento di tutti i paesi europei"

“Questa conferenza è una occasione per rafforzare la cooperazione in un’aera fondamentale per il Paese, il Mediterraneo è un insieme di legami, sociali, economici e culturali”. Lo ha detto il presidente del consiglio, Mario Draghi, intervenendo con un videomessaggio alla conferenza “Rome Med-Mediterranean Dialogues“, per la settima edizione dei dialoghi sul Mediterraneo.

Draghi: “Rafforzare i flussi legali con i corridoi umanitari”

In tema di migranti, ha proseguito il premier, l’obiettivo è “proteggere i più deboli con cordoni umanitari dai paesi più vulnerabili, rafforzare i flussi legali, che sono una risorsa e non una minaccia per la nostra società. Pensiamo ai flussi di migranti, che molto spesso hanno origine lontano dal mare. Da soli non possiamo controllare i movimenti migratori, da inizio di quest’anno 6 volte tanti rispetto al 2019. Serve un maggior coinvolgimento di tutti i Paesi europei, anche nel Mediterraneo, l’Italia continua a promuovere un avanzamento europeo verso una gestione collettiva, in un equilibrio fra responsabilità e solidarietà”.

E “le transizioni in corso – prime fra tutte quella digitale e quella ambientale – creano lo spazio per un percorso di stabilità e prosperità. Alla base di questi obiettivi deve esserci una visione condivisa per il Mediterraneo. Non come confine meridionale dell’Europa, ma come centro culturale ed economico», puntualizza Mario Draghi.E «deve esserci una visione condivisa per il Mediterraneo. Non come confine meridionale dell’Europa, ma come centro culturale ed economico”.

“L’Italia sostiene il processo di transizione politica e pacificazione della Libia”

“L’Italia sostiene con convinzione il processo di transizione politica e pacificazione della Libia”, sostiene Draghi, riportato da La Stampa. “La Conferenza di Parigi del 12 novembre scorso, co-presieduta da Italia, Francia, Germania, Libia e Nazioni Unite, ha riaffermato l’unità della comunità internazionale attorno a questo obiettivo e ha confermato che solo un processo a guida libica potrà portare a una soluzione piena e duratura della crisi nel Paese. Anche l’impegno europeo nelle missioni IRINI e EUBAM Libya va nella giusta direzione”.

Inoltre, “siamo ormai vicini alle elezioni del 24 dicembre, un appuntamento cruciale per i cittadini libici e per il futuro della democrazia nel Paese. Voglio rinnovare il mio appello a tutti gli attori politici perché le elezioni siano libere, eque, credibili e inclusive. Soltanto così le istituzioni libiche risulteranno solide e legittimate democraticamente. Ciò faciliterà il completamento del processo di ritiro dei mercenari e dei combattenti stranieri”.

Risorse naturali: “Sì a una politica energetica condivisa”

Le risorse naturali comuni dei Paesi del Mediterraneo rendono auspicabile una politica energetica condivisa- ribadisce Mario Draghi-. Innanzitutto, per favorire lo sviluppo delle rinnovabili, a partire dall’eolico e dal solare. Fondamentali sono anche le prospettive offerte dall’idrogeno verde. Dobbiamo nel frattempo continuare a capitalizzare sulle risorse del gas, di cui il Mediterraneo conserva ampie riserve, come fonte di transizione nel medio periodo. E programmare insieme lo sviluppo dei prossimi anni, nella transizione verde e in quella digitale». Un esempio sono gli scali portuali. «Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza investiamo nella logistica, per rendere i nostri porti più sostenibili dal punto di vista ambientale e ridurre i consumi energetici. Miglioriamo i servizi digitali degli scali per renderli più efficienti e meglio integrati nel sistema infrastrutturale. Vogliamo aumentare i collegamenti inter-mediterranei, oltre che oceanici. Per ridurre i colli di bottiglia e favorire gli scambi economici. E per aumentare l’occupazione, una sfida comune all’intera area mediterranea, soprattutto per i più giovani”, spiega Draghi.

Iran, Iraq, Israele, Maghreb e Sahel

“Nel Golfo Persico, dopo anni di polarizzazione, assistiamo con interesse a nuove dinamiche cooperative. Come Italia abbiamo investito molto sulle opportunità in tal senso offerte dall’Expo Dubai. Con l’Iran manteniamo un dialogo esigente, ma costruttivo, anche per quanto riguarda la non proliferazione del nucleare. Il nostro impegno in Iraq è rilevante. Contribuiamo al processo di graduale espansione della missione Nato, di cui assumeremo il comando per un anno a partire dal prossimo maggio”, afferma il presidente del Consiglio.

“Per quanto riguarda Israele, guardiamo con attenzione al processo di normalizzazione delle sue relazioni con il mondo arabo. Le recenti crisi di Gaza dimostrano, ancora una volta, la necessità di riavviare gli sforzi internazionali a favore del processo di pace. Un cammino che deve portare a una soluzione a due Stati praticabile, giusta e direttamente negoziata tra le parti coinvolte”, sottolinea il presidente del Consiglio.

“L’Italia è fortemente impegnata anche nel resto del Maghreb. Continuiamo a sostenere la necessità di una più stretta collaborazione tra tutti i Paesi dell’area, per creare condizioni favorevoli allo sviluppo e alla stabilità. Siamo vicini alla Tunisia, come testimoniato dall’invio di vaccini per fronteggiare la pandemia. Siamo fiduciosi che il Paese supererà l’attuale stato di emergenza e farà fronte alle urgenze economiche e sociali. Deve individuare un percorso politico chiaro e condiviso che, dopo la nomina del nuovo Governo, possa far riprendere il funzionamento delle istituzioni, a partire dal Parlamento”, precisa Draghi.

“L’Italia è impegnata anche nel Sahel, dove abbiamo aumentato in maniera significativa la nostra presenza e dove partecipiamo a diverse missioni in ambito Ue e Nazioni Unite. Nel Vicino Oriente, abbiamo accolto con favore la recente formazione del governo in Libano, che ha davanti molte sfide. È soltanto il primo passo per uscire dalla grave crisi degli ultimi anni. Continuiamo ad assicurare il nostro impegno in questo percorso, sul piano bilaterale e multilaterale, a cominciare dalla missione Unifil”, rimarca il premier.

Di Maio: “L’Italia ritorna al centro del Mediterraneo”

“Dal 3 al 4 dicembre Roma ospita la settima edizione dei Mediterranean Dialogues, iniziativa promossa dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI e ormai affermatasi come il principale appuntamento internazionale dedicato al Mediterraneo Allargato, area di straordinaria rilevanza geopolitica che va dal Sahel ai Balcani, dal nord Africa al Golfo Persico, e che vede il nostro Paese al centro”. Così Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, sulla settima edizione dei Mediterranean Dialogues.

“La Conferenza rappresenta il culmine di un percorso che ci accompagna per tutto l’anno volto a sviluppare e mantenere viva la riflessione sulle principali sfide che la regione fronteggia, nella consapevolezza che la complessità delle dinamiche in corso e l’elevato grado di reciproca interconnessione richiedono un sforzo continuo di approfondimento e dialogo”.

“L’edizione di quest’anno si intitola Leveraging Transitions: un titolo maturato dall’esigenza di far leva sulle differenti transizioni che stiamo attraversando sul piano politico, sociale, economico, energetico e digitale. Si pensi alla transizione verde e a come essa accresca la centralità del Mediterraneo per la sicurezza energetica; o alla transizione digitale, catalizzatore di modernizzazione, integrazione e competitività su entrambe le sponde”, prosegue Di Maio in una nota.

“Governare le transizioni in un mondo interdipendente richiede uno sforzo collettivo e un rafforzamento della cooperazione. Il Mediterraneo è storicamente uno spazio di dialogo e scambio. La nostra ambizione è quella di continuare a offrire con i Med Dialogues un laboratorio per ridefinire la nostra azione comune alla luce delle sfide di oggi”.

“Su queste basi, vogliamo e dobbiamo investire mettendo al centro le persone, a partire dai giovani, cui sarà dedicato uno dei fora organizzati a margine dei Med Dialogues, e sostenendo la loro capacità di innovazione e di crescita. In questo modo, e in continuità con l’approccio promosso dalla Presidenza italiana del G20, possiamo dare sostanza rinnovata al tradizionale obiettivo dei Med Dialogues: la costruzione di una “Agenda positiva”, che guardi al Mediterraneo non come un epicentro di crisi, ma ne riconosca le straordinarie potenzialità, in primis come piattaforma materiale e ideale di connessione tra Europa, Africa e Asia, unite in un unico macro-continente”.

“Le rivalità ideologiche, la competizione per il controllo delle risorse e l’emergere di nuove crisi che si sommano a quelle da tempo irrisolte non devono limitare il nostro sforzo, ma anzi rafforzarlo per contrastare dinamiche negative. Con questo intento, i “Rome Med Dialogues” rappresentano un tassello importante del più ampio mosaico dell’azione dell’Italia per il futuro della regione mediterranea, basata sulla volontà di tutelare e gestire, in maniera condivisa, i “beni comuni mediterranei”: ambiente, mare (blue economy), ricerca e innovazione digitale, diplomazia scientifica e culturale, mobilità, salute. Sono gli stessi temi al centro della “Nuova Agenda per il Mediterraneo” dell’Unione Europea, che non a caso l’Italia ha ispirato e sostenuto con convinzione, per rilanciare il partenariato tra l’Ue e il suo Vicinato meridionale stimolando una ripresa verde, digitale, resiliente e giusta”.

“Con i Dialoghi Mediterranei, in definitiva, l’Italia ritorna al centro del Mediterraneo, il “Mare tra le Terre”, promuovendo un’agenda positiva per contribuire, con uno spirito di partenariato, a superare le numerose criticità che ancora attraversano la regione, facendo leva sul dialogo e sulla cooperazione. Si tratta di un approccio erede di un’importante tradizione diplomatica italiana, promossa dal secondo dopo guerra da numerose personalità dell’intero arco costituzionale, e debitrice del prezioso contributo – unico e apprezzato internazionalmente – delle riflessioni delle nostre Università e dei nostri Centri di Ricerca, anch’essi in prima linea per trasformare il Mediterraneo in un’area di prosperità condivisa”.