Coronavirus: calano ancora i contagi in Cina

Twitter fa lavorare i dipendenti da casa. Critiche al sistema di controllo in Usa

Cala ancora il numero di nuovi contagi da Coronavirus in Cina, focolaio dell’epidemia. I nuovi casi registrati ieri – fa sapere la Commissione sanitaria nazionale cinese (Nhc) – sono 125, il livello più basso delle ultime 6 settimane. Registrati altri 31 decessi, tutti nella provincia dell’Hubei. Complessivamente, le persone morte nel Paese del Dragone sono 2943 e il numero di quelle contagiate ha raggiunto quota 80.151, anche in questo caso quasi tutti concentrati nell’Hubei, regione da dove è partita l’emergenza sanitaria a gennaio scorso.

Corea del Sud

In aumento i casi in Corea del Sud: 600 nuovi contagi da coronavirus solo ieri, cifra che porta il totale delle infezioni a 4.812, con un allarmante incremento a Daegu, la città dove ha sede la Chiesa di Gesù Shincheonji, rivelatasi il primo focolaio dell’epidemia. In base ai dati aggiornati del Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc) i decessi totali sono 28, tre in più rispetto al precedente rapporto.

Usa

Tensioni in Usa dopo che il governatore del Texas, Greg Abbott è insorto contro i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi (Cdc) per aver dimesso una paziente alla fine risultata positiva al test del coronavirus. Si tratta di una donna che era stata evacuata da Wuhan, in Cina, e trasportata nella base aerea di Lackland a San Antonio. “Sembra essere un caso di negligenza il fatto di aver consentito a questa persona di lasciare il Texas Center for Infectious Diseases”, ha tuonato Abbott durante una conferenza stampa. Secondo gli ultimi dati  Cdc, i casi positivi in America sono oltre 100: in 48 casi si tratta di contagiati all’estero e rimpatriati. Le vittime accertate sono 6.

Twitter

Molte grandi aziende con sedi in Asia spingono i dipendenti a lavorare da casa, evitando un’ulteriore diffusione dei contagi. E’ il caso di Twitter. Il gigante della rete in un post sul suo blog ha incoraggiato tutti i suoi dipendenti a lavorare da casa, e dunque in rete, se sono in grado di farlo. La decisione, spiega Twitter, è per un eccesso di cautela per le sedi fuori dall’Asia, visti i casi in aumento anche negli Stati Uniti. Per i dipendenti delle sedi di Hong Kong, Giappone e Corea del Sud, invece, lavorare da casa è obbligatorio.