Ciafani (Legambiente): “Tragedia a Ischia: mix di clima estremo e cementificazione illegale”

Ciafani (Presidente Legambiente): "L’Italia è uno dei Paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo. Non si può continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia di prevenzione e politiche innovative territoriali"

Il Presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani

“Purtroppo la tragedia di Ischia è stata un mix tra un evento estremo climatico e la cementificazione legale, e soprattutto illegale, sull’isola. Colpevolmente sanata dal Governo Conte I del 2018”. E’ il commento rilasciato a InTerris.it da Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, in merito alla tragedia ischitana.

Il fango che ha devastato la zona di Casamicciola Terme, dovuto alla maxi alluvione di sabato mattina, continua anche oggi a restituire corpi. Le squadre di soccorritori che lavorano a via Celario hanno individuato ed estratto l’ottava vittima. Si tratta di un uomo di cui per il momento non si conosce ancora l’identità. I dispersi sono quattro.

Foto: Vigili del Fuoco

L’intervista a Stefano Ciafani (Legambiente)

Quanto è vasto il fenomeno dell’abusivismo a Ischia?

“Ad Ischia sono circa 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento ed arriva a 27mila, invece, il numero delle pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali: di queste risultano negli uffici tecnici di Forio 8.530 istanze, 3.506 a Casamicciola e 1.910 a Lacco Ameno. Secondo i dati forniti proprio da Legambiente, dopo il Decreto Genova del 2018, contenente un condono per la ricostruzione post terremoto di Ischia, il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono ad oggi circa mille”.

Non si tratta di “procedura di semplificazione”?

“Nel Decreto Genova, fatto per velocizzare le istanze e la ricostruzione post terremoto del 2017, all’articolo 25 l’ultima frase del comma 1 parla proprio di ‘condono’. E prevede che le istanze di sanatoria edilizia presentate ad Ischia tra il 1985 e 2003 vengano considerate e valutate in base ai criteri (più permissivi) del condono Craxi del 1985. Quest’ultimo, a sua volta, prevedeva la possibilità di sanare case abusive costruite in aree a rischio idro-geologico, contrariamente ai condono Berlusconi del 1994 e 2003. Purtroppo, è evidente che la politica in questa tragedia ci ha messo del suo. Dall’altra parte c’è però la crisi climatica, con il costante aggravarsi in frequenza e intensità di eventi climatici estremi, come sottolineato dal recente rapporto CittàClima di Legambiente”.

In che senso “la politica in questa tragedia ci ha messo del suo”?

“La politica locale non ha voluto fermare l’abusivismo edilizio imperante in quell’isola. Inoltre, c’è chi ha permesso di condonare case realizzate in aree pericolose. Mi riferisco al Governo che allora era tenuto dal M5S e Lega. Chi oggi dice che non c’è stato nessun condono, mente sapendo di mentire”.

Le case crollate a Casamicciola erano state condonate?

“Noi non sappiamo se le case spazzate via dalla frana fossero state o meno oggetto di condono. Fatto sta che questa tragedia apre un vulnus mai sanato. Molte altre case ad Ischia lesionate dal terremoto del 2017 e condonate dal Decreto Genova del 2018 sono infatti state ricostruite in aree a rischio, tra l’altro con i soldi pubblici. Questo mette in pericolo sia la vita di chi quelle case le abita, sia di chi vive nelle vicinanze. E’ necessario intervenire”.

Come intervenire?

“L’Italia è uno dei Paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo. Non si può continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia di prevenzione e politiche innovative territoriali. Le nostre 3 proposte al governo Meloni, per adattarci alla crisi climatica e promuovere politiche di rigenerazione urbana e governo del territorio, vanno proprio in questa direzione. Invece di perdere tempo annunciando opere faraoniche, si lavori alla messa in sicurezza del territorio’ che passa anche da impegnativi interventi strutturali come le delocalizzazioni di edifici residenziali e produttivi realizzati nel passato in aree a rischio. Nella  speranza che non si debba tornare a parlare, nei prossimi mesi o anni, di ennesima ‘tragedia annunciata’”.