Birmania, Aung San Suu Kyi in tribunale: è la prima volta dal colpo di stato

I militari dell'esercito birmano la scorsa notte hanno attaccato con colpi di artiglieria una chiesa a Kayan Tharyar uccidendo due donne

Per la prima volta dal colpo di stato, avvenuto lo scorso primo febbraio, la leader deposta birmana, Aung San Suu Kyi, è comparsa in tribunale. Lo riferisce il suo avvocato. “Il partito estromesso esisterà fino a quando esisterà il popolo”, ha detto in aula il premio Nobel per la pace. “Ha auspicato che il suo popolo rimanga in buona salute e ha affermato che la Lega nazionale per la democrazia esisterà finché esisterà la gente perché è stata fondata per le persone”, ha detto il suo avvocato, Min Min Soe.

Colpi di mortaio su una chiesa, morte due donne

Intanto, proseguono gli scontri. I militari dell’esercito birmano la scorsa notte hanno attaccato con colpi di artiglieria il villaggio di Kayan Tharyar, a 7 chilometri da Loikaw, capitale dello Stato di Kayah, con l’obiettivo di colpire presunti gruppi ribelli. Uno dei proiettili di mortaio ha colpito la chiesa uccidendo almeno due donne e ferendo numerosi altri sfollati che vi avevano cercato rifugio. Lo riferiscono all’Agenzia Fides i Gesuiti in Myanmar.

Gli abitanti del villaggio di Kayan Tharyar ritenevano che la chiesa parrocchiale sarebbe stato un “luogo dove potersi rifugiare in sicurezza per chi era in fuga da incidenti e sparatorie nella zona ma hanno dovuto tragicamente ricredersi”, riferiscono i Gesuiti.

Anche la cattedrale del Sacro Cuore di Pekhon (a una quindicina di chilometri da Loikaw) è stata danneggiata dai colpi di artiglieria.

La condanna dei gesuiti

I Gesuiti in Birmania condannano questi “odiosi crimini nel modo più forte possibile” e chiedono che “i militari birmani siano chiamati a risponderne. I militari – sottolineano ancora i religiosi – devono immediatamente smettere gli attacchi contro i civili e contro le chiese”.

Commenta all’Agenzia Fides padre Maurice Moe Haung, prete birmano dei Missionari della carità, residente in Italia: “Oggi il compito dei fedeli cattolici in Myanmar è sempre più difficile. Vi sono innocenti indifesi che vivono una tragedia inaudita e la gente prova a difendersi con armi artigianali. Vi è un uso sproporzionato della forza armata che alimenta la spirale della violenza. Oggi ci uniamo al Papa per dire nuovamente: stop alla violenza“.