“Trasformeremo l’Europa in un inferno”. L’Isis ora punta sui migranti?

L’Isis punta alla Libia “per arrivare in Europa” con i migranti e “trasformarla in inferno”. Lo rivela un rapporto dello Stato islamico ripreso da media libici, che cita “l’immigrazione clandestina”. “Se riusciremo a sfruttare questo canale, la situazione in questi Paesi si trasformerà in un inferno”. L’autenticità del rapporto non è verificabile, e questo deve far riflettere. Quante di queste informazioni sono inviate in Occidente ad arte?

L’autoproclamato Stato islamico fin dall’inizio della sua comparsa sullo scenario mondiale ha dimostrato grosse capacità nell’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione e, almeno fino all’attentato di Parigi, ne ha fatto un largo uso strutturando un network appoggiato ai Social Facebook e Twitter. Ha abbandonato i vecchi metodi di Al Qaeda come i proclami diramati alle televisioni registrati su nastro o su DVD e si è da subito affidato a video spesso di ottima qualità, meticolosamente pianificati e curati nei contenuti, dimostrando che fra le proprie file annovera con ogni probabilità professionisti della comunicazioni ed abili tecnici per produrre un risultato finale accattivante.

Video non solo di decapitazioni, ma anche “amplificatori” del messaggio di Allah, con la pubblicazione di versetti del Corano quasi a confermare la validità teologica della loro missione di guerra e sottolineare ripetutamente un messaggio: “Il califfato è inevitabile e inarrestabile”. Verità proposta anche attraverso le immagini di gente armata che sotto la bandiera dell’Isis si sposta in convogli. Rappresentazione concreta dello scopo del Califfato: il “progresso e avanzamento” della jihad globale.

Il proliferare di messaggi non è diretto a “lupi solitari o possibili schegge impazzite” come troppe volte sono stati semplicisticamente definiti i terroristi di nuova generazione. Piuttosto un collegamento in tempo reale fra i rappresentanti di una nuova leadership strutturata, preparata militarmente ed in grado di gestire in maniera coordinata azioni eversive articolate, tali da impegnare su più fronti e contemporaneamente le forze di sicurezza degli Stati.

La guerra, dunque, non passa solo per le armi, ma per l’informazione, la sua manipolazione, la sua capacità destabilizzante. Ecco che il richiamo ai migranti arriva appena dopo la vittoria di Tsipras in Grecia che è stato eletto dopo una campagna smaccatamente antieuropeista, dopo le accelerate della Le Pen all’indomani della strage di Parigi sull’eliminazione del trattato di Shengen e le successive esternazioni di Salvini in Italia contro i migranti.

L’Europa, principale nemico nel Mediterraneo, è disunita politicamente, in affanno economicamente e senza un esercito comune. Mettere all’interno di questo meccanismo il germe della divisione è utile a destabilizzare l’intero sistema. E forse è proprio questo l’obiettivo di un messaggio non supportato da nulla, non solo senza alcun dato ma neanche con il crisma dell’ufficialità. Voci, dunque. Che come un vento non serve ad abbattere alcunché ma è quanto basta ad alzare un polverone. Anche perché il ragionamento è semplice: non solo l viaggi della speranza spesso si trasformano in morte dopo settimane di stenti, e questo non è il modo migliore per far muovere una propria cellula terroristica, ma poi, se davvero lo facessero, perché ce lo verrebbero a dire?!

Ha collaborato Fernando Termentini