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La domotica in aiuto dei malati di Alzheimer e dei loro familiari

Oltre il 64,3% delle famiglie coinvolte si è dichiarato soddisfatto del progetto e nel 12,9% dei casi il sistema tecnologico domotico adottato ha evitato il verificarsi di gravi incidenti domestici. Sono alcuni risultati di Up-Tech, un progetto di ricerca-intervento, promosso dalla Regione Marche e finanziato dal Ministero del Lavoro e Politiche sociali, finalizzato ad innovare i percorsi di assistenza per le persone affette da Alzheimer.

Sensori elettronici automatici per illuminare, centraline automatiche per aprire o chiudere porte e finestre, bloccare fuoriuscite di acqua e gas, sistemi per monitorare il sonno, i movimenti e la salute delle persone con Alzheimer riducono il numero di incidenti a carico dei malati del 13% e l’ansia e lo stress dei familiari rispettivamente del 12 e del 13%. Complessivamente l’hi-tech per case a misura di demenza soddisfa oltre il 64% delle famiglie. Lo dimostra una nuova indagine condotta su 438 famiglie con un malato in casa, in tutto 1.385 persone e 82 abitazioni dall’Istituto nazionale di ricovero e cura Inrca di Ancona. I risultati del progetto Up-Tech, su Alzheimer e Tecnologie, sono stati presentati al congresso sui nuovi modelli assistenziali di supporto alla malattia, svolto presso il Comitato regionale Marche della Figc. “Il nostro studio – ha spiegato Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico dell’Inrca di Ancona – dimostra che la demotica in ambito sanitario è uno strumento indispensabile per supportare gli anziani affetti da demenza e le persone che se ne prendono cura. Fornisce inoltre concrete indicazioni, basate sull’evidenza, ai responsabili delle politiche pubbliche perché più di 500 mila persone in Italia sono affette da Alzheimer. La patologia è grave e ancora senza cura e coinvolge anche le famiglie dei malati. Il peso dell’assistenza per i familiari è spesso causa di stress, disturbi dell’umore, ansia, insonnia e depressione: in generale ciò significa un peggioramento della qualità di vita di tutto il nucleo familiare”.

Sara Sbaffi

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