Hong Kong, torna l’incubo aviaria: uccisi 15 mila polli

Le autorità di Hong Kong hanno dato il via all’abbattimento di 15.000 polli dopo la scoperta di un focolaio di influenza aviaria tra volatili importati dalla Cina continentale. L’ex colonia britannica ha anche deciso di vietare per tre settimane le importazioni di pollame dal continente, nella speranza di evitare l’epidemia diffusasi nel 2003 quando l’influenza colpì 1.800 abitanti, uccidendo 299 persone.

Il virus H7N9, un nuovo ceppo dell’influenza aviaria che ha ucciso più di 170 persone dalla sua prima apparizione dall’inverno del 2013, è stato scoperto in campioni prelevati da 120 volatili importati da Huizhou, città-prefettura della provincia del Guangdong, situata nella parte sud-orientale della Cina. “Test rapidi hanno mostrato che questi animali sono portatori del virus H7N9″, ha confermato il ministro della Sanità di Hong Kong, Ko Wing-man. Il nuovo ceppo colpisce diverse specie di uccelli – selvatici e domestici – e si trasmette all’uomo con sintomi che possono essere inapparenti o lievi oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso ed alta mortalità.

L’epidemia da virus H5N1, iniziata alla fine del 2003 nel sud-est asiatico e ancora in atto, ha coinvolto sinora più di 150 milioni di volatili. Oltre che in Vietnam, Thailandia, Cambogia, Laos, Indonesia, la malattia è stata individuata in Corea, Giappone, Cina, Russia, Kazakistan, Mongolia. Dall’ottobre 2005 il virus è entrato in Europa, in Turchia, e da qui nel resto del continente, variamente segnalato soprattutto nei volatili selvatici, nonché in Italia.

In Italia la variante del virus finora isolata è però diversa da quella che sta decimando gli allevamenti di polli asiatici. Lo aveva reso noto il Ministero della Salute che aveva diffuso gli esiti delle verifiche condotte presso il Centro di Referenza Nazionale per le influenze aviarie su 172 Germani reali trovati infetti a Mirandola, in provincia di Modena il 19 settembre 2005. Secondo i risultati, l’H5N1 trovato nei volatili a Mirandola era un virus a bassa patogenicità appartenente ai ceppi H5 comunemente rinvenuti del bacino del Mediterraneo. “L’isolato italiano – aveva dichiarato il dott. Mauro Delogu dell’Università di Bologna – è caratterizzato da bassa patogenicità per gli animali e patogenicità nulla per l’uomo”.