DALLA CINA UN CORALLO SINTETICO PER PULIRE GLI OCEANI

Scarichi illegali nelle acque, rifiuti gettati selvaggiamente negli oceani, i disastri naturali causati dalle varie petroliere che nel corso degli anni, in seguito ad incidenti, hanno riversato milioni di galloni di petrolio negli oceani, hanno fortemente contribuito a incrementare l’inquinamento marino e messo a rischio molte specie, sia animali che vegetali. I coralli sono tra le forme di vita acquatica che hanno più subito le conseguenze delle attività industriali dell’uomo. la loro capacità di assorbire facilmente metalli pesanti come mercurio e piombo mette a rischio nono solo la loro vita, ma anche quella delle barriere coralline.

Ma proprio questo loro comportarsi quasi come una spugna, ha fornito lo spunto di partenza per alcuni ricercatori cinesi, che hanno adatto al campo delle nanotecnologie un materiale già impiegato per combattere l’inquinamento marino, l’ossido di alluminio, molto spesso impiegato in polvere per rendere innocue le sostanze inquinanti che si trovano nell’acqua. L’unico problema è che durante il processo di assorbimento si agglomera e diventa inservibile.

I ricercatori cinesi hanno così “riorganizzato” l’ossido di alluminio in nanostrutture che somigliano a quelle dei coralli e, come in natura, caratterizzate da minuscole arricciature che sono in grado di trattenere una maggiore quantità di agenti inquinanti senza agglomerarsi. I cinesi hanno messo a punto delle vere e proprie barriere in grado di contenere una quantità di mercurio pari a 2,5 volte in più rispetto ai metodi usati finora.

“L’imitazione di strutture di natura biologica come quelle dei coralli apre scenari promettenti. – ha dichiarato il responsabile dello studio, Xianbiao Wang – Speriamo che il nostro lavoro sia a sua volta fonte di ispirazione per altre ricerche sullo sviluppo di soluzioni simili”.