Autismo: in Vaticano un convegno per dare speranza ai malati

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L’autismo è una patologia quasi invisibile alla maggior parte della popolazione mondiale e troppo poco si sta facendo per tutelare chi ne soffre. Per venire incontro a queste esigenze ieri nella Nuova Aula del Sinodo, in Vaticano, è stata organizzata, dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, la XXIX Conferenza Internazionale dal titolo “La persona con disturbi dello spettro autistico: animare la speranza”.

Tante le personalità presenti, tra scienziati, ricercatori e specialisti che si sono confrontati sul delicato tema dell’autismo dal punto di vista medico, psicologico, familiare, sociale, pastorale e religioso. Ha parlato il Prof. Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che opera attualmente, insieme al suo staff, con 26 minori autistici. “L’obiettivo – evidenzia il professore – dev’essere quello di supportare, oltre ai ragazzi, anche le famiglie per facilitarne la comunicazione. I risultati ci sono stati e si è riscontrato un aumento dell’integrazione da parte dei più piccoli insieme ad una riduzione dello stress genitoriale”. Vicari ha anche parlato sull’assistenza sanitaria riservata a queste persone in Italia: “I percorsi diagnostici sono tardivi, le terapie avvengono attraverso convenzioni aspecifiche e non forniscono alcuna prospettiva circa la vita dopo i 18 anni – ha spiegato- col nostro lavoro al Bambino Gesù cerchiamo di fornire un esempio positivo da imitare promuovendo programmi di screening già nei primi anni di vita per giungere ad una diagnosi precoce”.

Altri dati preziosi per capire l’evoluzione dell’autismo sono stati forniti dall’intervento della Prof.essa Francesca Happè, laureata in neuroscienze cognitive all’università di Londra. “L’autismo è purtroppo una patologia ancora sconosciuta – ha affermato – se si pensa che il termine è stato coniato solo nel 1943 e all’epoca era associato solo alla schizofrenia e all’isolamento sociale. Colpisce l’1% degli adulti e in Italia ne soffrono circa 600.000 persone molte delle quali ne vengono a conoscenza solo in età adulta”. La professoressa ha aggiunto che “l’ autismo non è una patologia rara ma un concetto che si è evoluto nel tempo e se si vuole progredire la scienza e le istituzioni devono porgere più attenzione al problema”.

Significativo è stato l’intervento di Fabrizio Oleari, Presidente dell’istituto superiore di Sanità, che a livello nazionale ed europeo ha offerto molti contributi per favorire la diffusione della tematica sull’autismo. “Dobbiamo anticipare la diagnosi – ha denunciato – perché la sanità pubblica italiana è ancora troppo lenta nell’identificazione delle cause e nel decidere i trattamenti da operare. Fare figli in età avanzata può rappresentare un problema per la diffusione dell’autismo e nel nostro Paese le donne, in media, partoriscono a 38 anni. Inoltre – ha concluso – manca un registro nazionale che cataloghi con attenzione ogni caso e i pochi dati regionali non bastano. Le ricerche dovrebbero essere considerate una priorità per farle andare di pari passo coi servizi”.