Scontri in Kazakistan per il caro gas: il Presidente scioglie il governo

Il presidente Tokayev ha sciolto il governo in seguito alle proteste scoppiate per l'aumento dei prezzi del gas. Oltre 200 gli arresti per gli scontri

Il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev

E’ rivolta popolare in Kazakistan. Il presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, ha sciolto oggi il suo governo come risposta alle proteste scoppiate in una provincia ricca di petrolio del paese dell’Asia centrale per problemi legati all’aumento dei prezzi del gas.

Il Kazakistan, ex repubblica dell’Unione Sovietica a cavallo tra i continenti di Asia ed Europa, è il più grande Stato del mondo senza accesso al mare. Confina con Cina, Russia e con alcuni paesi dell’Asia centrale: Kirghizistan, l’Uzbekistan e il Turkmenistan. Conta oltre 18 milioni di abitanti. La capitale, Nur-Sultan, fino al marzo 2019 si chiamava Astana.

I cittadini kazaki erano tornati alle urne nel giugno del 2019 dopo trenta anni di “era Nazarbaev”. Le elezioni avevano premiato Kassym-Jomart Tokayev, ex delfino dello storico capo di Stato Nursultan Ábishuly Nazarbaev, noto per aver svolto il ruolo di governante del Kazakistan durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica e poi eletto Presidente dal 1990 al 2019.

Il presidente del Kazakistan scioglie il governo

Un decreto pubblicato sul sito presidenziale indica che Tokayev ha accettato le dimissioni del governo guidato dal primo ministro Askar Mamin. Il vice primo ministro Alikhan Smailov assumerà il ruolo di premier ad interim fino alla formazione del nuovo governo, viene precisato.

Ieri – scrive Ansa – il capo dello Stato aveva dichiarato lo stato di emergenza dal 5 gennaio fino al 19 gennaio nella regione petrolifera del Mangystau e ad Almaty, la capitale economica. Il coprifuoco sarà in vigore dalle 23 alle 7.

La polizia ha usato ieri granate assordanti e gas lacrimogeni ad Almaty per disperdere una manifestazione contro l’aumento dei prezzi del gas che aveva riunito diverse migliaia di persone. La manifestazione, in un Paese autoritario dove questo tipo di assembramento è raro, segue alla rabbia che da domenica è scoppiata in diverse città dopo l’aumento dei prezzi del gas naturale liquefatto (gnl): prima a Janaozen, nell’ovest del Paese ricco di risorse naturali, per poi estendersi alla grande città di Aktau, sulle rive del Mar Caspio.

200 arresti durante proteste e feriti 95 agenti

La polizia del Kazakistan ha reso noto che durante le violente proteste di ieri in tutto il Paese contro l’aumento dei prezzi del gas ha arrestato più di 200 persone per violenze, e che 95 dei suoi agenti sono rimasti feriti negli scontri. Danneggiate 37 volanti della polizia.

Il ministero dell’Interno in un comunicato ha affermato che i dimostranti hanno “ceduto alle provocazioni” e che “gruppi di cittadini hanno bloccando le strade ed hanno bloccato il traffico, turbando l’ordine pubblico”.