Non basta conoscere Dio: serve riconoscerlo

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Pare semplice: “Parlaci d’amore!”, ma non mi chiamo Mariù e non si tratta di una canzone! Qui l’invito è altro: “Parlaci della carità!” La carità? Ma parlare di carità vuol dire parlare di tutto. Dio stesso infatti è Caritas, cioè amore. E l’amore che è Dio viene dallo Spirito Santo, anzi è lo Spirito Santo, come ha ricordato il Papa giovedì 2 settembre all’udienza. Dunque questo “parlaci d’amore”, quindi parlaci di Dio, quello che “sarà tutto in tutti” è parlaci di tutto…proprio di tutto!

Viene in mente la lezione finale della vita e della dottrina di Teresa di Lisieux: “La carità è tutto sulla terra, si ama Dio nella misura in cui la si pratica!” E noi siamo sulla terra… Tutto? Sì, proprio tutto! Senza “pratica” della carità, senza amore fatto di fatti non c’è salvezza. Credere non basta! San Giacomo (2, 18) ammonisce perentorio che anche i demoni hanno la fede, ma restano demoni, la fede non salva!

La Parola del Signore, fin dal Primo Testamento e poi nel Nuovo in modo radicalmente provocatorio ci ricorda che “Dio non l’ha visto mai nessuno” e che nella sua realtà ci viene offerto solo a una condizione: riconoscerlo in Gesù Cristo, “il figlio unigenito che ce lo ha squadernato davanti” (Gv. 1, 18)! E non basta quel monito sicuro! “Dio non l’ha visto mai nessuno” torna in un altro testo altrettanto perentorio: “Dio non l’ha visto mai nessuno: se ci amiamo tra noi Egli abita in noi, e il suo amore per noi è giunto la perfezione” (Gv. 4, 12). Non basta conoscere Dio dunque: occorre riconoscerlo, e lo si riconosce solo nel prossimo!

Sembra eccessivo qualcuno, malato incurabile di spiritualismo inventato nei secoli? Eppure è l’insegnamento fondamentale della distinzione tra la salvezza e il suo opposto anche in Matteo 25, che anche papa Francesco ha spesso ricordato essere “il nucleo” intorno a cui tutto il resto diventa secondario. Tanta gente può dire di conoscere Dio, di aver frequentato il suo tempio, di aver osservato tutte le regole… E lo dice a Dio. Risposta: “Andate via! Quello che non avete fatto a uno di questi piccoli, non lo avete fatto a me!”.

La continuità con l’insegnamento dei profeti nel primo Testamento è radicale: “Conoscere Dio è fare giustizia all’uomo“! Basterà leggere Isaia 1, e Osea 2, 21 e 22, e sempre Os. 4, e 6! E da qui il rifiuto del culto – “Che me ne faccio delle vostre cerimonie quando non c’è giustizia?” Senza giustizia non c’è vera conoscenza di Dio! E’ parola Sua…Ed è la dinamica di ogni amore vero…Dunque Dio, il vero Dio creatore Salvatore, Padre, Figlio e Spirito Santo, Dio incarnato crocifisso risorto in Gesù di Nazaret è l’amore, e – qui una regola che egli stesso si è dato e che lucidissima ancora una volta Teresa di Lisieux ha formulato con questa espressione: “La proprietà dell’amore sta nell’abbassarsi!” E Dio si è abbassato: l’annuncio dell’inno cristologico di Filippesi 2 – “…Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo…” – è appunto questo, e che chi non si abbassa non ama. Perciò forse a sorpresa l’inno alla carità di Paolo (Rom. 13) non è l’inno all’amore di Dio, ma solo all’amore del prossimo, che “è paziente, è tollerante, non cerca le cose sue” ecc.!

Dio è amore, amore che si è abbassato nella creazione, nel rivelarsi accompagnare un popolo nella sua storia che nel disegno unico di salvezza e redenzione è l’essenza della rivelazione ebraico-cristiana. Torno a quella frase di Teresa: “La carità è tutto, nella vita, si ama Dio solo nella misura in cui la si pratica”. Essere come Dio allora vuol dire abbassarsi, vuol dire accostare chi è più in basso, abbracciarlo, donarsi pienamente come ha fatto e fa il Signore che continuamente ci chiama, ci ama, ci sceglie, ci invita, ci salva.

È la sostanza del messaggio cristiano: ogni versione in cui la lezione fondamentale sia diversa è un falso storico, è la pretesa di sostituire la parola di Dio con il moltiplicarsi nei secoli delle nostre parole, che troppo spesso restano lontane, insignificanti, e si perdono nell’indifferenza divenuta generale. Hanno scritto recentemente che “La Chiesa brucia”? Dipende dal fuoco: se è quello dello Spirito Santo è segno di Pentecoste, o se si vuole anche di quel fuoco degli inizi, quel Roveto ardente che bruciava, ma non si consumava mai. A me pare una bella realtà. Spero lo sia anche per chi legge…