Il “rischio” di sprecare il Recovery Fund per una riforma della giustizia

Un'analisi di Alfredo Mantovano sull'inutile misura prevista nelle bozze del PNRR in vista della gestione dei fondi europei

Alfredo Mantovano, dalle pagine del Centro Studi Livatino, sottolinea un particolare aspetto del Recovery fund: per la prima volta appaiono infatti stanziate risorse che, se ben spese, potrebbero risolvere taluni dei problemi strutturali dell’amministrazione della giustizia.

“Se ben spese” significherebbe però rivedere i contenuti della bozza di Recovery plan diramata il 12 gennaio scorso dal Governo allora in carica. Altrimenti la notizia non sarebbe più buona e le risorse rischierebbero di essere dilapidate.

Quel piano, infatti, non prevedeva alcuno stanziamento per l’aumento dell’organico della magistratura e del personale di cancelleria, mentre immaginava di risolvere il cronico intasamento dei tribunali affiancando a un numero indefinito di giudici, collaboratori e tirocinanti, per costituire il c.d. ufficio per il processo; pensava inoltre di risolvere il cronico arretrato della Cassazione in materia tributaria con l’ennesimo inserimento di magistrati onorari ausiliari nei collegi giudicanti.

Carenze strutturali

Il Governo poi è cambiato, mentre nel frattempo la Corte costituzionale è intervenuta per frenare l’impiego esteso dei magistrati onorari. In tanti speravano che dopo anni fatti di prescrizione allungata e di inefficienze diffuse, si sarebbe aperta una stagione nuova, pur con la difficoltà di pervenire a riforme di quadro – quelle che servono realmente – a causa della varietà di composizione della maggioranza. Il realismo impone, se pure a malincuore, di mettere da parte separazione delle carriere, giudizio disciplinare dei magistrati fuori dal CSM, modifica dell’accesso alla funzione e della progressione in carriera: non costano nulla, avrebbero grande e positivo impatto nel mondo giudiziario, ma esigono per essere varate una compattezza e una determinazione politica che oggi mancano.

Ma almeno ci si attendeva un cambio di passo deciso sulle voci che controverse non sono: con un documento pubblicato il 9 febbraio Proposte per collegare risorse ed efficienza https://www.centrostudilivatino.it/recovery-fund-e-giustizia/, il Centro Studi Livatino aveva segnalato le ragioni – note a tutti gli operatori del settore – per orientare le risorse aggiuntive soprattutto all’incremento del numero di magistrati togati, anche attraverso la stabilizzazione del gran numero di giudici onorari che oggi sono fondamentali per la funzionalità del sistema.

Carenze strutturali nell’organico della giustizia

Che l’organico dei magistrati italiani sia sottostimato rispetto alle esigenze della popolazione lo conclamano i numeri: la Commissione per l’efficienza della giustizia presso il Consiglio d’Europa-Cepej in un report del 2018, con dati riferiti all’anno 2016, riferisce che in Italia sono presenti circa 10,6 giudici ogni 100.000 abitanti, meno della metà della media europea (21,5) comprensiva dei Paesi non membri UE. Analoghe carenze strutturali riguardano il personale ausiliario, intendendosi come tale la cancelleria e gli ufficiali giudiziari, non i collaboratori allo studio: costoro vanno bene per la Corte costituzionale, al cui interno l’approfondimento delle questioni di legittimità esige spesso lunghe e impegnative ricerche; e infatti coloro che svolgono questo ruolo alla Consulta non sono neolaureati bensì docenti universitari o magistrati con esperienza e competenza.

Una perdita di tempo

Nei giudizi comuni va diversamente. Sul tavolo del giudice vi è da una parte il fascicolo processuale oggetto della decisione, e dall’altra i codici e le leggi di riferimento, accompagnati dalle pronunce della giurisprudenza, che ne orientano l’interpretazione. Come ricorda l’antico brocardo narra mihi factum, dabo tibi ius, il lavoro è contestualmente di disamina del dato concreto e di ricerca della norma più adeguata alla sua soluzione: se il giudice è abituato a lavorare sodo, il c.d. ufficio del giudice è per lui una perdita di tempo, poiché al giovane, che prevedibilmente esaurirà la composizione di tale ufficio, prima devi raccontargli il fatto, poi devi confrontarti con lui sul diritto, e intanto hai già perduto il doppio del tempo che impieghi da solo, perché alla fine non è lui che scrive la sentenza, visto che la firmi tu.

Purtroppo nel primo confronto intercorso fra il ministro Cartabia e il Parlamento sulla destinazione delle risorse del Recovery Fund è mancato qualsiasi cenno all’incremento degli organici e a una prospettiva non precaria per i magistrati onorari, e vi è stato il rilancio del c.d. ufficio del processo, oltre che l’indicazione di una sostanziale continuità con la riforma Bonafede. A che cosa è servito il cambio?