“Io, rider ai tempi del Covid-19”

A Interris.ti la testimonianza di un giovane rider nella Capitale in isolamneto

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Mentre pizzerie e ristoranti sono chiusi a causa dell’emergenza sanitaria di Covid-19, per i riders il lavoro continua. Anzi, in questo periodo di isolamento, il loro lavoro è aumentato. Ma gli addetti ai lavori, seppure in prima linea nelle consegne a domicilio, non nascono il timore di poter propagare coronavirus: “Non tanto perché possa contagiarmi io – dice Davide, che fa il rider nella Capitale – ma perché tempo di infettare gli altri, se positivo”.

Davide, com’è cambiata la sua vita dopo il coronavirus?
“È cambiata molto. Adesso si lavora molto di più, la gente ordina spesso cibo e bevande. Siamo passarti a ritmi di lavoro importanti”.

Cosa ordinano i Romani?
“Di tutto, anche se si nota un leggero calo dell’ordinazione di pasti per le sigarette o, più significativamente, di spesa. Sono in tanti i nipoti che utlilizzano le app e ordinano per i loro nonni. Guardo i visi contenti dei vecchietti e capisco l’importanza del mio lavoro”.

E i dispositivi di protezione? Avete mascherine?
“Inizialmente, io mi sono auto-munito di una mascherina che avevo a casa. Ora la società ne sta distribuendo altre. Inoltre, la consegna a domicilio è effettuata in tutta sicurezza, la maggior parte utilizza la tessera, per effettuare pagamenti”.

Voi rider vi sentite mento tutelati o a rischio?
“A volte, soprattutto con i più adulti, appare complicato perché non rispettano sempre le distanze. Per il resto, si tratta di un servizio sicuro, se si rispetta il decalogo previsto”.