Il Papa mette in guardia i preti dalla crisi di mezza età

Si è svolto questa mattina a S. Giovanni in Laterano il tradizionale incontro del Papa con il clero romano. Una meditazione che Francesco ha voluto articolare sulle “varie età nel sacerdozio, ognuna con peculiari caratteristiche che comportano difficoltà, ma posseggono anche risorse”. L'incontro si è svolto a porte chiuse e alcuni stralci della riflessione del Pontefice sono stati riportati dall'Osservatore Romano mentre Vatican News ha spiegato, attraverso le testimonianze di alcuni sacerdoti, che il Papa ha risposto a tre domande. “Anche per i preti l'età di mezzo, tra i quaranta e i cinquanta anni rappresenta il tempo della potatura e della prova. Il prete di questa età è come un marito a cui con il tempo sono passati l'innamoramento e le emozioni giovanili. Così nel rapporto con Dio. In questo periodo serve ancor di più avere una guida per il discernimento e tanta preghiera, perché è pericoloso andare avanti da soli”. Per il Papa, spiega il quotidiano diretto da Giovanni Maria Vian, l'età matura dei preti “è il momento in cui si vedono crescere i figli spirituali e nel quale la fecondità comincia a diminuire. E' anche il tempo delle tentazioni di cui uno si può anche vergognare, ma – ha avvertito il Papa – è il demonio che si deve vergognare di instillarle. L'importante è non cedere“. Inoltre “comincia anche il periodo degli addii per cui è bene iniziare a imparare a congedarsi”.

Il Papa ha chiesto ai giovani “di cercare uno stile sacerdotale, come fosse una carta d'identità o un'impronta personale, perché ogni sacerdozio è unico. Infatti, occorre guardare non tanto alle circostanze della vita, ma alla creazione di un proprio stile nello svolgimento del ministero. Naturalmente, anche e nonostante i limiti di ognuno, da considerare e di cui tener conto”. Anzi, il Papa ha invitato a individuare, coinvolgere e a dialogare con questi limiti. Ha poi chiesto ai giovani preti di trovarsi “una guida, un uomo saggio, perché per essere ecclesiali si devono fare le cose davanti a un testimone per il confronto”. Del resto, commenta l'Osservatore riportando il pensiero di Bergoglio, “il sacerdote è un uomo celibe, ma non può vivere solo, serve una guida che lo aiuti nel discernimento in questo tempo della fecondità”. Il Pontefice ha poi offerto una riflessione per i preti che hanno oltre cinquant'anni, che “si trovano nel tempo della saggezza in cui sono chiamati a offrire la loro amabilità e disponibilità, anche con il sorriso. I fedeli che si avvicinano a un confessore anziano non si sentono intimoriti, vedono in lui un uomo accogliente”. “I preti anziani – secondo Francesco – possono ancora fare molto, soprattutto con la pastorale dell'orecchio, cioè ascoltando, stando vicino a quanti sono nel dolore, mostrando compassione”. “E' questo il tempo del perdono senza condizioni”, ha detto il Papa, che ha invitato i preti anziani a “dialogare con i giovani e ad aiutarli a trovare le radici di cui le nuove generazioni di oggi hanno bisogno”. Il Papa ha ricordato anche alcuni momenti del proprio sacerdozio e, in particolare, quelli precedenti alla nomina di vescovo ausiliare a Buenos Aires. “Una fase faticosa” ha raccontato, in cui la preghiera lo ha sempre sostenuto.

Prima dell'incontro il S. Padre ha confessato alcuni sacerdoti mentre il vicario mons. Angelo De Donatis ha introdotto il colloquio con una meditazione sui “tre pilastri” della Quaresima, ovvero preghiera, elemosina e digiuno, che, ha detto l'arcivescovo, “sono tre farmaci, medicine che vanno prese contemporaneamente, perché solo insieme danno benefici effetti”.