Erdogan, accuse pesanti a Netanyahu

Toni alti tra il presidente turco e il premier israeliano, accusato di essere "il macellaio di Gaza". Intanto, l'Egitto si pone come principale mediatore

Erdogan
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha rivolto pesanti accuse al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, definito “il macellaio di Gaza”. Le parole del presidente turco sono riferite sia alle operazioni già effettuate nella Striscia che a quelle in programma, come l’offensiva via terra alla località di Rafah. Nel frattempo, si punta sull’Egitto come mediatore per il rilascio degli ostaggi.

Erdogan, accuse a Netanyahu

“Come gli assassini prima di lui, Netanyahu ha vergognosamente scritto il suo nome nella storia come il macellaio di Gaza”. Lo ha detto il presidente turco Recep Erdogan durante una conferenza inter parlamentare sulla Palestina a Istanbul, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt. “Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinché Netanyahu, il macellaio, sia ritenuto responsabile davanti alla legge”, ha aggiunto il presidente turco.

Si sono conclusi i colloqui tra Israele e la delegazione egiziana per un accordo sugli ostaggi e la tregua a Gaza. Parlando ai media, fonti israeliane hanno definito “molto buoni” i colloqui, che hanno portato a “progressi”.

Accordo pre-Rafah

Un alto funzionario israeliano ha detto a Channel 12 che “si tratta dell’ultima opportunità” di raggiungere un accordo “prima che l’esercito entri a Rafah”. Israele ha quindi chiarito agli egiziani che non permetterà a Hamas di perdere tempo o di “trascinare i piedi” per impedire l’operazione militare a Rafah.

“C’è un tentativo da parte del Cairo di riavviare i colloqui con una proposta egiziana che comporterebbe il rilascio di 33 ostaggi, tra donne, anziani e malati”. Lo ha detto un funzionario israeliano al Jerusalem Post, in merito alla delegazione egiziana che ha incontrato i mediatori israeliani per discutere degli ostaggi e di un cessate il fuoco a Gaza. Secondo il sito israeliano, i funzionari dell’intelligence israeliana ritengono che siano infatti solo 33 i rapiti ancora in vita, su un totale di 133 ancora trattenuti da Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi nella Striscia.

La mediazione

Nelle scorse settimane anche funzionari americani avevano riferito al Wall Street Journal di temere che gran parte degli ostaggi israeliani a Gaza fossero morti.

Israele accetterà un accordo che preveda il rilascio di almeno 33 ostaggi, tra donne, anziani e feriti. Lo riferisce un alto funzionario israeliano ai media al termine dei colloqui tra Israele e la delegazione egiziana. “Non permetteremo ad Hamas di parlare di 20 ostaggi come ha fatto” in precedenza, ha sottolineato la fonte a Channel 12. Il funzionario ha poi aggiunto che lo Stato ebraico è disposto a fare importanti concessioni come il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza e il ritiro dell’esercito dal Corridoio Netzarim che taglia in due la Striscia

Il ruolo dell’Egitto

“Gli egiziani stanno davvero prendendo in mano la situazione. L’Egitto vuole vedere dei progressi, anche perché è preoccupato per una possibile operazione a Rafah“, ha aggiunto il funzionario israeliano al Jerusalem Post, secondo il quale il Qatar è stato sempre più escluso dai negoziati dopo la mancata risposta alle richieste israeliane di espellere i leader di Hamas dal suo territorio o di ridurre le loro finanze. “Il Qatar è ancora coinvolto, ma in misura minore – ha spiegato -, è chiaro a tutti che non ha mantenuto le promesse, nemmeno quando si è trattato di espellere Hamas o di chiudere i loro conti bancari”.

Fonte: Ansa