La Scozia arresta chi sventola la bandiera del Papa

Ad attendere Benedetto XVI ad Edimburgo nel 2010 c'erano decine e decine di bandiere giallo-bianche del Vaticano sventolate lungo la strada dai fedeli accorsi ad ascoltarlo. Se fosse successo oggi, quelle persone avrebbero rischiato di finire in carcere per cinque anni. Il vessillo con la tiara e le chiavi incrociate, infatti, comparirebbe in una lista di simboli considerati potenzialmente criminali. A rivelarlo è stato nei giorni scorsi l'autorevole quotidiano “The Herald”: il giornalista Peter Swindon, autore dell'articolo, ha reso nota l'esistenza di un documento diffuso tra gli ufficiali in cui vengono menzionate le bandiere di cui è proibita l'esibizione in pubblico. Alla luce di ciò, la polizia scozzese è autorizzata a perseguire chi sventola quella del Vaticano con l'accusa di violazione della pace ai sensi dell'articolo 38 della Criminal Justice and Licencing Act del 2010. 

L'anticattolicesimo

In una terra di forte presenza del cattolicesimo, il simbolo in cui si riconoscono milioni di persone fedeli al Papa viene trattato come fosse quello di un gruppo terroristico. Per molti scozzesi, la fede cattolica costituisce ancora oggi un elemento imprescindibile in grado di forgiare l'identità nazionale. Negli ultimi anni questa comunità, peraltro in crescita numerica, ha denunciato il ritorno di un sottile clima d'intolleranza visibile a livello legislativo. La Scozia, infatti, è uno dei Paesi inclusi nel rapporto 2011 dell'Oidce sui casi di discriminazione ai danni dei cristiani europei. A gennaio scorso un sacerdote è stato aggredito all'interno della parrocchia Christ the King Church in King’s Park di Glasgow. A marzo, invece, sempre nella città portuale, una chiesa era stata vandalizzata profanando il Santissimo Sacramento. L'aumento di casi di violenza contro i cattolici aveva spinto la deputata Elaine Smith, eletta con i laburisti, a presentare un'interpellanza in parlamento. In quell'occasione, l'esponente politico aveva richiesto maggiore protezione per i cattolici in Scozia dal momento che, alla luce degli stessi rapporti governativi, risulterebbero essere i più bersagliati dall'odio religioso

Tra indipendentisti ed unionisti

Un problema, dunque, che esiste e che emerge soprattutto in occasione dello svolgimento di parate commemorative. La memoria storica del Paese continua ad essere divisa tra indipendentisti e unionisti. L'assimilazione dei primi con i cattolici e dei secondi con i protestanti fa sì che quando hanno luogo le manifestazioni dei secondi nelle vie delle città scossesi, le chiese cattoliche finiscono per diventare il bersaglio prediletto dei più fanatici. Anthony Horan, direttore dell'ufficio parlamentare della Chiesa cattolica scozzese, non ha mancato di far notare come il governo stia sottovalutando questo fenomeno, sbagliando a catalogarlo:  “Fino ad ora il governo scozzese si è rifiutato di descrivere un comportamento come anticattolico, preferendo usare termini generici e diffusi come il settarismo“.

La rivalità sugli spalti

Il documento rivelato dal “The Herald” viene presentato dalle autorità scozzesi proprio nell'ambito della lotta al settarismo. Un fenomeno che si manifesta frequentemente nel mondo del tifo calcistico con la storica rivalità, ancora sentitissima, tra i supporters del Celtic e quelli dei Rangers. La prima è la squadra tradizionalmente sostenuta dagli indipendentisti ed è associata ai fedeli cattolici, la seconda, invece, è il club considerato più vicino alla maggioranza unionista e protestante. Non a caso, nel documento della polizia si parla esplicitamente della proibizione della bandiera del Vaticano – oltre a quella di Israele, Palestina, Irlanda e della Catalogna – all'interno degli stadi. Nel testo si legge: “Indipendentemente da quanto sopra, il possesso di queste bandiere all'interno di un campo di calcio può costituire una violazione dei regolamenti. In quanto tale, se queste bandiere sono viste, la sala di controllo dello stadio dovrebbe essere contattata; gli ufficiali si metteranno in contatto con la squadra di calcio e consiglieranno gli ufficiali sul modo appropriato di agire”. Con una tale disposizione, le autorità scozzesi però sembrano attribuire al simbolo di uno Stato sovrano come quello di Città del Vaticano, una connotazione negativa, quasi sovversiva. Una circostanza che la Chiesa di Roma non può che accogliere come uno sgarbo; non a caso, un suo portavoce ha dichiarato che: “Sarebbe molto preoccupante se la bandiera vaticana fosse considerata in qualsiasi circostanza offensiva“, ricordando inoltre come “sia stata sventolata con orgoglio in Scozia in occasione di due visite papali senza disordini o incidenti e il suo uso non dovrebbe essere limitato in alcun modo.” 

L'autogol

In un'epoca in cui ci si indigna per i motivi più svariati e si tira in ballo la difesa della libertà d'espressione anche per le occasioni più ingiustificate, fa pensare il fatto che nessuno, con l'eccezione dei rappresentanti della Chiesa, abbia alzato la voce per protestare contro questa disposizione. Questa misura va a proibire, nel silenzio dei sostenitori dei diritti a tutti costi, un simbolo che – in qualche modo – sentono come proprio anche milioni di cittadini del Paese nordeuropeo. Alla luce della dimensione calcistica in cui una bandiera prestigiosa come quella della Santa Sede viene proiettata dal documento riportato dal “The Herald”, si potrebbe dire che le autorità scozzesi hanno commesso davvero un maldestro autogol.