Caregiver, cura e lavoro: come conciliare questi tre aspetti della vita

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La cura di un familiare con disabilità è un compito importante, che permette al proprio caro in condizione di fragilità di soddisfare al meglio i propri bisogni quotidiani. Questa nobile azione però, diventa molto più gravosa nel momento in cui, il caregiver, svolge un’attività lavorativa. Ciò accade perché la conciliazione tra gli impegni professionali e di cura diventa molto gravosa e, a causa della carenza di sostegni adeguati, impatta in misura preponderante sulla famiglia nella sua totalità.

Indubbiamente, nel corso dei decenni, sono stati compiuti numerosi miglioramenti nell’ambito del welfare. Mi riferisco in particolare alla Legge Quadro 104 del 1992 che ha introdotto dei diritti trasversali, come ad esempio quello di poter usufruire di permessi retribuiti dal lavoro nella misura di tre giornate mensili, intere o frazionabili in ore, per chi assiste un familiare con disabilità. Inoltre, la Legge 33/2023, sancendo l’inizio di un cambio di paradigma culturale, si propone di sostenere il processo di progressivo ed equilibrato miglioramento delle condizioni di vita dei caregiver familiari impegnati nell’assistenza diretta alla persona non autosufficiente.

Tutto questo ha sicuramente una valenza positiva, ma occorre imprimere una svolta ulteriore e fattiva che ci permetta di estirpare definitivamente dal mondo del lavoro quella sorta di pregiudizio che, fortunatamente sempre meno, sussiste nei confronti dei lavoratori caregiver. Noi tutti quindi, alla luce di questo, dobbiamo svolgere un’azione di sensibilizzazione che persegua sempre l’obiettivo di mettere la persona al centro attraverso il varo di una nuova forma di welfare aziendale e un inedito concetto di responsabilità civile d’impresa maggiormente improntata alla solidarietà reciproca.