“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà”

«Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò»
«Qui autem dilĭgit me, diligētur a Patre meo, et ego dilĭgam eum»

Quinta Settimana di Pasqua – Gv 14,21-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Il commento di Massimiliano Zupi

Il vangelo è l’annuncio dell’amore incondizionato di Dio per ogni sua creatura; la bella notizia è che siamo accolti e perdonati così come siamo, malati e peccatori (Mc 2,17): il Figlio ci ama fino a dare la sua vita per noi (Gv 10,11.15), anche se noi lo rinneghiamo e lo tradiamo. Se anche noi siamo infedeli, e lo siamo, Dio rimane fedele e ci ama (2 Tm 2,13). L’amore di Dio non è meritato né guadagnato: è gratuito, perché ci è Padre; è la parte di eredità che ci spetta, perché siamo figli suoi (Lc 15,12).

Eppure qui Gesù dice altro, anzi esattamente il contrario: che cioè Dio ci ama solo se noi lo amiamo; il suo amore non è riversato su tutti, buoni e cattivi (Mt 5,45), ma è riservato solo a coloro che lo amano. Come capita sempre nella Bibbia, non si tratta in verità di una contraddizione: non si sta negando che l’amore di Dio sia assoluto ed incondizionato. Gesù sta rivelando piuttosto un altro aspetto, complementare, dell’unica realtà dell’amore. Dio ci ama e, di sua iniziativa, può anche farci percepire sensibilmente la forza e la dolcezza del suo amore per noi. Ma questo basta a farci conoscere il suo amore? No, perché solo amando possiamo conoscere davvero l’amore e sentirci amati. Gesù muore per noi: in questo modo può attirarci a lui (Gv 12, 32), trafiggerci il cuore, farci innamorare. Tuttavia solo nella misura in cui anche noi moriamo per lui, entriamo nel mistero dell’amore, che è la vita di Dio.

Dio ci ama: ma solo amando a nostra volta, entriamo davvero nel suo amore; solo amando veniamo introdotti in quella spirale infinita che è l’esperienza dell’amore di Dio. La stessa cosa si ripete sul piano orizzontale, nelle relazioni tra gli uomini. L’amore o è incondizionato, o non è amore: è accogliere l’altro così com’è e non come vorremmo che fosse; è fargli sentire che è ok. Tuttavia se l’accoglienza non è reciproca, se soprattutto non è reciproco il servirsi, il dare la propria vita gli uni per gli altri, si rimane inevitabilmente fuori dell’esperienza dell’amore, della consolazione, del dimorare l’uno nell’altro.