“Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa”

«Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa» «Continget autem vobis in testimonĭum. Ponĭte ergo in cordĭbus vestris non praemeditāri quemadmŏdum respondeātis»

Mercoledì 25 novembre – XXXIV settimana del tempo ordinario – Lc 21, 12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Il commento di Massimiliano Zupi

La profezia del futuro non fa che ribadire quanto già accaduto nel passato e quel che continua a verificarsi nel presente: persecuzioni ai danni degli innocenti, oppressione nei confronti dei deboli. È il gioco del male, mascherato da (pre)potenza. Esso però non deve scandalizzare, esorta Gesù, come qualcosa di inaspettato; né farci disperare, come un destino ineluttabile ed una forza inarrestabile. Il male infatti per i discepoli, ancora una volta, diventa occasione del massimo bene: quella cioè di prolunga-re nel tempo l’opera di salvezza di Gesù (Col 1,24).

Essa si realizza rispondendo alle maledizioni benedicendo (1 Pt 3,9), prendendo su di sé il male (Is 53,4) e pregando per i persecutori (Lc 23,34). È questo il tipo di testimonianza che sono chiamati a dare i discepoli: nella lingua greca è martýrion. In effetti, il martirio è la testimonianza dei cristiani: realizzata non a parole, ma nei fatti; non con la voce, ma con il proprio corpo offerto come pane. Anche per questo non c’è da preparare prima la propria difesa: essa non consiste tanto in pensieri e discorsi, quanto piuttosto nella vita e nelle azioni. Gesù sfamò i cinquemila non con il suo insegnamento, ma con i pani e i pesci distribuiti, con il suo corpo spezzato e dato (Lc 9,16-17). Così anche i suoi discepoli annunciano il vangelo non tanto con le predicazioni, quanto con esempi di vita credibili: da come amano li riconosceranno (Gv 13,35), perché solo l’amore è credibile e vince il mondo (Gv 16,33).