“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”

«Entrerà e uscirà e troverà pascolo»
«Et ingrediētur et egrediētur et pascŭa invenĭet»

Quarta Domenica di Pasqua – Anno A – Gv 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Il commento di Massimiliano Zupi

Le pecore sono chiuse dentro un recinto: sono i confini della nostra esistenza terrena. Quell’ovile-esistenza è un luogo di morte: le pecore tenute al suo interno sono destinate al macello. In questo mondo-ovile sorgono molti pastori, che si propongono ed impongono come guide di noi pecore; si presentano quali ideali da seguire: il vincente, il giovane, il ricco, il potente, … Ma in verità sono ladri e briganti: portano distruzione; la morte e la solitudine è quel che resta del loro modello di vita (Sal 49/48,15). Gesù è diverso: egli è un pastore che libera le pecore dal recinto e le porta al pascolo, all’aperto, perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Tuttavia facciamo fatica a riconoscere la sua voce, perché è esattamente opposta a quella degli altri pastori: ci dice che la ricchezza la troviamo facendoci poveri e non accumulando beni (Mt 6,19; Mc 10,21), la forza facendoci deboli e non potenti (2 Cor 12,10), la gioia essendo piccoli e non grandi (Mt 11,25); ci dice che abbiamo la vita se la doniamo, non se la tratteniamo e conserviamo (Mt 16,25). Questa voce può suonarci dura, eppure i nostri cuori sono fatti per essa: il cuore dell’uomo è la porta attraverso la quale passa il Pastore bello, è la sua stessa dimora in cui egli è di casa.