Il regno dei cieli subendo violenza, vince la violenza con l’amore

«Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne im-padroniscono» «Regnum caelōrum vim patĭtur, et violenti rapĭunt illud»

Giovedì 10 dicembre – II settimana d’Avvento – Mt, 11, 11-15

Il commento di Massimiliano Zupi

Fino a Gesù, fra i nati da donna nessuno è più grande del Battista: egli è stato uomo in pienezza. Strano! Ha vissuto nel deserto (Mt 3,1), rifiutando la vita della società civile. Ma proprio per questo non ha abdicato al suo essere uomo: ha mantenuto al primo posto la sete di giustizia e di verità (Mt 3,3); non ha accettato compromessi, non ha abbassato i desideri, non ha annacquato la propria coscienza: tutto proteso in avanti, verso il Dio che deve venire, in cui solo sapeva di poter trovare sé stesso (Mt 3,11).

Ma è stato presto messo a tacere: la sua testa, mozzata, su un vassoio, nelle mani del potente di turno (Mt 14,11). È vero: il regno dei cieli patisce violenza ed ingiustizia, soprusi ed inganno (Sal 55/54,12). Proprio così, tuttavia, il mondo fa cadere la maschera: mostra il gioco di morte da cui è dominato. Ma, soprattutto, è così che paradossalmente il regno dei cieli si realizza: la voce del profeta, cui è stata tagliata la testa, grida più nitida e forte; il corpo di Gesù, consegnato nelle mani degli uomini e spezzato sulla croce, diventa pane distribuito tra tutti. Il regno dei cieli attraverso la sconfitta patita trionfa: subendo violenza, vince la violenza con l’amore (Rm 12,21).